Ringrazio gli organizzatori (Progetto Paradiso Italia e GreenMe) per l’invito alla partecipazione a questo evento di cui condividiamo finalità di diffondere una maggiore cultura ecologica al fine di avere delle città davvero a misura di cani e gatti anche attraverso la riqualificazione delle aree verdi. L’ideale sarebbe davvero sfruttare anche piccoli spazi urbani per realizzare delle mini-foreste urbane (urban forests) con piante autoctone a più strati di vegetazione (alberi, arbusti ed erbe) secondo i metodi del botanico giapponese Akira Miyawaki, vincitore del Blue Planet Prize, utili a proteggere la qualità dell’aria e agire come un “hotspot” di biodiversità.
In molti Stati
europei si stanno seguendo queste metodiche per rigenerare piccoli spazi
pubblici (come i giardini delle scuole e anche le aiuole spartitraffico) o
privati. Dovrebbero essere improntate a questi principi anche le aree destinate
ai nostri animali, non solo i canili, che dovrebbero essere tutti dei canili-parco
ricchi di vegetazione (e siamo molto lontani da questo traguardo), sia le
cosiddette “aree cani”, destinate allo svago dei cani di proprietà.
Nei centri
urbani queste aree dedicate ai nostri amici a quattro zampe scarseggiano e
quelle già esistenti spesso sono prive di adeguata vegetazione e fanno
affidamento ai singoli cittadini per la gestione, per cui sono curate nei
limiti del possibile.
Una prima mappatura
a livello nazionale di queste aree è fornita dal sito Areacani.it, pensato per
i proprietari di cani che vogliono conoscere le aree cani più vicine alla loro
casa ma anche organizzare al meglio un viaggio in una località italiana con il
proprio cane al seguito. Questo è un servizio molto utile, tenuto conto del
fatto che sono oltre sette milioni i cani che vivono nelle famiglie italiane. La
mappatura finora realizzata conferma il noto dato per cui le città maggiormente
virtuose sono collocate nel Nord Italia.
A Torino le
aree per il passeggio dei cani ricoprono in totale sul territorio cittadino una
superficie di circa 90 chilometri quadrati.
A Milano è previsto che a sorvegliare le aree ci siano le Guardie Ecologiche, che sono incaricate anche di informare, richiamare ed eventualmente sanzionare i proprietari dei cani che non rispettano il Regolamento d’uso degli spazi verdi e il Regolamento per il benessere e la tutela degli animali.
I controlli
principalmente sono finalizzati ad evitare che le aree cani siano disseminate
di deiezioni non raccolte da proprietari di cani non rispettosi dei regolamenti
e questo è un aspetto su cui dover fare una riflessione.
Come sappiamo, spesso ci siamo dovuti confrontare con sindaci che proprio per evitare il problema delle deiezioni avevano emanato ordinanze per impedire ai proprietari di animali di entrare nei parchi, in comuni spesso privi di apposite aree cani, con conseguente grave limitazione di libertà per i proprietari degli animali. Questi provvedimenti sono stati puntualmente impugnati e la giurisprudenza dei Tribunali Amministrativi Regionali che si sono pronunciati sulla questione è unanime nel ritenere che queste ordinanze non solo siano eccessivamente limitative della libertà di circolazione delle persone ma anche contrarie ai principi di adeguatezza e proporzionalità.
Secondo i
Tribunali Amministrativi i Comuni, in luogo dell’indiscriminato divieto di
accesso dei cani alle aree verdi pubbliche, devono rendere effettive le norme
che impongono la corretta gestione del cane, comprese la raccolta delle
deiezioni, mediante una efficace azione di controllo e di repressione, nel
rispetto del principio di proporzionalità dei mezzi rispetto ai fini perseguiti.
Da questo
punto di vista le aree per cani consentono di assicurare la dovuta pulizia,
essendo gli stessi proprietari degli animali interessati ad avere aree pulite
dove far correre i propri cani in libertà.
Anche gruppi
di cittadini possono impegnarsi a prendersi cura di un’area cane, formando
un’associazione e adottando l’area con una convenzione, attraverso un progetto
che può essere vagliato dall’amministrazione comunale.
Questo
concetto merita di essere approfondito perché non si tratta di sostituirsi alle
istituzioni. La progettazione delle aree urbane e del verde pubblico negli
ultimi decenni in Italia e negli altri Stati europei si è orientata sempre più
verso la sperimentazione di forme innovative di gestione, incentivando
collaborazioni fra cittadini, imprese e amministrazioni, per lo svolgimento di
attività per la cura e rigenerazione dei beni comuni urbani.
Negli ultimi
anni si è registrato un vero e proprio cambio di prospettiva nei confronti di
beni pubblici urbani, spesso soggetti a degrado e penalizzati dalla carenza di
risorse pubbliche. Le norme costituzionali sulla sussidiarietà (Cost. art 118)
incentivano la partecipazione attiva dei cittadini alle scelte generali di
governo del territorio e cura dei beni urbani. Nel caso di un’area cani, è
facilmente comprensibile, come detto, l’interesse della comunità di proprietari
a che il parco venga correttamente manutenuto e gestito ed è anche facilmente
intuibile l’interesse analogo dell’intero quartiere che ne viene valorizzato.
Ovviamente
le istituzioni sono chiamate sempre a svolgere la loro parte, garantendo la
presenza di spazi da adibire ad aree cani, dotandole delle necessarie
attrezzature e indicandone le norme di gestione, facilitando così anche un
comportamento cooperativo dei cittadini.
In tutti i
Comuni occorre un cambio di prospettiva urbanistica con la creazione, laddove
inesistente, di questi spazi realmente condivisi e funzionali, che sono anche aree
di socializzazione che migliorano la vita di tutti e consentono alle
amministrazioni di fregiarsi dell’immagine di comuni animal friendly.
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