Oltre un secolo fa l’americano John Muir, uno dei pionieri
dell’ambientalismo conservazionista, poi diffusosi in tutto il mondo, affermava
che «qualsiasi sciocco è capace di distruggere gli alberi». Tuttavia sono ancora
pochi coloro che si preoccupano di custodire e salvare gli alberi dagli
abbattimenti. E spesso sono gli amministratori delle città a non dare il buon
esempio. Solo negli ultimi tempi, sono nati comitati contro gli abbattimenti
degli alberi decisi a La Spezia (per salvare gli alberi della Cernaia), a San
Lazzaro di Savena, a Mercato San Severino (Salerno), a Pordenone, a
Domodossola.
Anche a Francavilla l’amministrazione sta per deliberare
definitivamente l’abbattimento di tutti gli alberi del marciapiede lato mare
del viale Nettuno, dalla Stazione alla Sirena, per cui anche qui è stato
costituito un comitato “contro il taglio dei tigli”, sostenuto
dall’associazione Buendìa, Italia Nostra, Legambiente, CONALPA, SEL e Uniti a
Sinistra.
La motivazione della scelta del Sindaco è sotto gli occhi di
tutti: i marciapiedi sono dissestati dall’impulso delle radici a cercare
ossigeno, i cittadini inciampano e chiedono i danni al Comune, il quale peraltro
non ha i soldi per pagare. Anche le foglie che imbrattano i marciapiedi in
autunno sembrano acuire l’insofferenza di molti cittadini, che a questo punto
non troverebbero neanche biasimevole la decisione dell’amministrazione comunale.
Eppure il viale Nettuno, proprio per i suoi tigli
lussureggianti, è uno dei luoghi più belli di Francavilla, ed è una testimonianza
di come sia ancora bella e vivibile la nostra città, nonostante la deturpazione
urbanistica che ha caratterizzato la sua ricostruzione dopo la guerra.
I tigli, poi, sono proprio gli alberi che i moderni urbanisti
utilizzano per creare le “città giardino” e per fornire alle nostre cittadine,
piene di strade e palazzi, delle oasi di “biocompensazione”. Infatti tali
alberi hanno un’incredibile capacità di riduzione delle polveri sottili
determinate dal traffico, e ci proteggono dai raggi del sole e anche dai
rumori, con le loro grandi chiome fonoassorbenti.
La domanda che sorge spontanea, allora, è la seguente: come
mai si piantano i tigli per creare le “città giardino”, se poi questi alberi
sono così ingestibili? La domanda, tuttavia, è mal posta, perché gli alberi
sono organismi viventi, che vanno trattati con le dovute attenzioni. Se si
pretende di farli vivere sotto un manto di cemento, lasciando a loro disposizione
come spazio vitale una piccola aiuola di un metro quadrato, è inevitabile che
si vengano a creare dei problemi.
La soluzione a tali problemi non è dunque l’eliminazione
dell’albero, bensì la corretta manutenzione dello stesso.
Si può fare un esempio banale, senza andare troppo lontano,
anzi, rimanendo proprio sul viale Nettuno. I tigli che si trovano sul lato
opposto a quello oggetto dell’imminente intervento non presentano alcuna
problematicità. Alcuni anni fa, quando l’amministrazione Angelucci aveva pensato
di rendere il viale Nettuno a doppio senso di marcia, e aveva allargato la carreggiata,
erano stati eliminati i marciapiedi attorno agli alberi, che ora si trovano
proprio sulla carreggiata, con una semplice operazione di “abbassamento” delle
radici, cioè di taglio delle radici superficiali. Da allora l’asfalto non è
stato soggetto a rotture da parte delle radici. E’ bastata dunque una semplice
operazione.
Dall’altro lato della strada, dove invece gli alberi rompono
i marciapiedi, il problema si può risolvere con altrettanta semplicità.
Esistono oggi, infatti, molti altri rimedi non invasivi per contenere le
radici, ed esistono molte aziende specializzate che, utilizzando delle tecniche
innovative di ancoraggio delle radici con apposite ingabbiature, permettono a
quest’ultime di non sentirsi soffocate e di farle sviluppare senza creare
danni.
Non si tratta di sogni utopistici, ma di realtà concrete. Il
comitato per salvare i tigli ha contattato una di queste aziende, chiedendo una
stima dei costi per effettuare tali lavori. Più o meno, con circa diecimila
euro, si potrebbe intervenire su tutti gli alberi bisognosi di interventi.
Sappiamo che i lavori preventivati dal comune ammontano a
circa quattrocentomila euro, e prevedono l’abbattimento di tutti i tigli del
lato est del viale Nettuno dalla Stazione alla Sirena ed il rifacimento dei marciapiedi,
con ripiantumazione di lecci.
La soluzione che proponiamo è certamente più vantaggiosa
economicamente, posto che si tratterebbe di intervenire selettivamente solo su
determinati alberi e solo sui tratti di marciapiedi bisognosi di risistemazione.
Peraltro bisogna sottolineare che i lecci sono alberi di
prima grandezza, come i tigli. Tra quarant’anni, se i lecci riusciranno a
sopravvivere, daranno gli stessi problemi dei tigli. Dunque sfugge anche la
logica che dovrebbe essere sottesa all’azione dell’amministrazione, posto che
vantarsi di aver sistemato i marciapiedi sapendo che in un futuro non troppo
lontano la città tornerà ad avere gli stessi problemi appartiene a logiche
elettoralistiche che si spera siano definitivamente superate. Diciamo “se
riusciranno a sopravvivere” perché i botanici da noi interpellati prevedono
grandi difficoltà di attecchimento dei nuovi alberi, i quali, ovunque dovessero
essere posizionati, si troverebbero a fare i conti con le radici dei tigli, che
certamente non potranno essere completamente estirpate (vista la loro
estensione). Per cui, anche sotto tale aspetto, la scelta dell’amministrazione
desta molta preoccupazione. Non ci vorremmo ritrovare nel futuro un viale
Nettuno completamente spoglio d’inverno e rovente d’estate.
Ovviamente questo non vuol dire che gli alberi non possano
essere in alcun caso abbattuti. Se tale intervento è inevitabile per la
pericolosità (come per il pino di piazza Sirena) o perché gli alberi sono in
cattivo stato (ce ne sono davvero pochi), si possono sostituire i tigli con
altri alberi, magari non di prima grandezza (come l’ibisco o il prunus). Ma,
per il resto, si potrebbe intervenire con le ingabbiature di cui ho parlato
sopra, provvedendo contestualmente al rifacimento dei marciapiedi.
Ciò consentirebbe di non snaturare l’assetto che ormai ha
assunto il viale Nettuno e l’aspetto dell’intero centro cittadino.
Insomma, è evidente che il problema dei marciapiedi debba
essere risolto, a tutela del decoro della città e soprattutto dell’incolumità
dei cittadini e di chiunque si trova a camminarvi sopra. Ma la soluzione
drastica dei “tagli lineari” di tutti i tigli di quel tratto di viale appare
davvero affrettata ed ingiustificata.
Quella che proponiamo, come comitato, è certamente la
soluzione migliore sia dal punto di vista estetico (per la salvaguardia
dell’immagine della città), sia dal punto di vista ambientale (per la
purificazione dell’aria che i tigli cinquantenari possono garantire), sanitario
(per la prevenzione di malattie respiratorie causate dalle polveri sottili) ed
economico (per l’effettuazione dei soli interventi selettivi). Peraltro, sotto
quest’ultimo aspetto, non può sottacersi che anche gli alberi hanno un loro
valore commerciale, e gli alberi in questione costituiscono un patrimonio
arboreo cittadino che è un bene di tutti. Quando a Pescara sono state
effettuate le pavimentazioni a raso e sono state sostituite le alberature, la
cosa è stata portata in consiglio comunale. Si deve dare ai cittadini, anche
per il tramite dei loro rappresentanti, la possibilità di far sentire la
propria voce su un intervento che solo eufemisticamente può definirsi di
“manutenzione straordinaria”.
Con la gestione controllata delle radici, mediante le
ingabbiature di nuova generazione che proponiamo, possiamo consentire alla
nostra città di superare i problemi di dissesto dei marciapiedi rimanendo una
città a misura d’uomo e del suo diritto a vivere in un luogo bello e sano dal
punto di vista naturalistico e ambientale. Gli alberi non a torto vengono
definiti “uno dei più grandi successi della natura” e laddove possibile, come
nel nostro caso, vanno salvaguardati come atto di rispetto e di generosità
verso coloro che verranno dopo di noi.