Ci troviamo in un momento
importante di delineazione di nuovi scenari per la protezione civile. L’articolo
1, comma 1, lett. a) della legge 16 marzo 2017, n. 30 “Delega al Governo per il
riordino delle disposizioni legislative in materia di sistema nazionale della
protezione civile” prevede che i decreti legislativi attuativi della riforma dovranno
introdurre modifiche e integrazioni alle disposizioni legislative vigenti
nell’ambito della definizione delle attività di protezione civile. Attualmente queste ultime vengono definite come “l’insieme delle
attività volte a tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e
l’ambiente derivanti da eventi calamitosi”.
Ed invero, dall’entrata in vigore
della legge istitutiva della Protezione civile n.225 del 1992, l’assistenza
agli animali non è ancora contemplata tra le finalità esplicite delle azioni di
protezione civile. Forse nel 1992 i
tempi non erano evidentemente maturi affinché si traducessero in norma quelle
istanze e quella sensibilità che oggi invece contraddistinguono la nostra
società, che in larga parte considera gli animali da compagnia come parte del nucleo famigliare (si pensi
alle riforme che hanno introdotto il principio dell’impignorabilità degli
animali domestici, alle questioni che sorgono per l’affidamento degli animali
domestici in caso di separazione tra i coniugi ecc).
La tutela degli animali è un
principio sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’animale
proclamata presso l’Unesco il 27 gennaio 1978 e dal Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea – Trattato di
Lisbona, firmato il 13 dicembre 2007 ed entrato in vigore il 1° gennaio 2009,
che riconosce all’art. 13 gli animali quali esseri senzienti. La tutela
dell’integrità della vita comprende quindi anche il mondo animale, come si
desume anche dalle leggi n. 281 del 14 agosto 1991 e ss mm, legge quadro in
materia di animali d’affezione e prevenzione del randagismo, e n. 120 del 29
luglio 2010 che obbliga al soccorso degli animali feriti.
A fronte di tale “stato
dell’arte”, non è più pensabile che le tante norme e procedure della PC non
contemplino in nessun punto parole come “animali, allevamenti, cani, gatti,
veterinari...” L’argomento non è mai
stato contemplato dal legislatore, nemmeno nelle ultime leggi di riordino della
PC, che hanno continuato a focalizzare l’attenzione sul trinomio persone, beni,
ambiente, ma non hanno considerato il problema degli animali nelle calamità.
Anche nel Piano Nazionale di
Prevenzione da attuarsi nel periodo 2014-2018, approvato il 13 novembre 2014
dalla Conferenza Stato-Regioni, dove è stata inserita anche la “Sicurezza
alimentare e Sanità Pubblica Veterinaria”, di piccoli animali proprio non si
parla, e quando questi sono contemplati troviamo riferimenti a nozioni che sono
già “dentro le leggi” (tipo la necessità di prevenire il randagismo o altre
ovvietà simili). Questo perché chi si occupa di Sanità Pubblica Veterinaria
principalmente si occupa di grandi animali, igiene e salubrità degli alimenti,
zootecnia etc, ma solo marginalmente di piccoli animali.
In molte Regioni la gestione
delle emergenze non epidemiche non è di fatto considerata
nei Piani Sanitari
Regionali, soprattutto per quanto concerne la componente veterinaria: mancano
programmi, piani, protocolli, procedure, manuali. Solo poche regioni, come
l’Emilia Romagna, si sono distinte positivamente in tale senso e si avvalgono
dei disaster manager. Ad esempio, tra il terremoto dell’Aquila del 2009,
gestito attraverso poteri straordinari dati a Bertolaso (che a sua volta aveva
incaricato IZS Teramo, centro di referenza nazionale per la disastrologia) e
quello del 24 agosto 2016, c’è stato il terremoto dell’Emilia nel 2012 e questa
Regione ha dimostrato di essere ben organizzata perché aveva fatto i piani
preventivi per gestire le emergenze non epidemiche, aveva già fatto
esercitazioni che coinvolgevano i dipartimenti veterinari. Anche la Lombardia
ha un buon livello di organizzazione da questo punto di vista. Ma tutto questo
deve diventare la regola in tutte le regioni. Anche alcune ASL hanno approvato
dei piani di prevenzione per emergenze non epidemiche, come quella di Mantova.
Da sinistra: Marco Bravi (ENPA), Michele Pezone (LNDC), Maria Silvia D'Alessandro (LEIDAA), Gianluca Felicetti (LAV) Mauro Elefante (OIPA), Emanuela Bignami (Animalisti Italiani) |
L’approvazione da parte del Parlamento
dell’Ordine del Giorno n.9/2607-B/4 degli onorevoli Durante e Palese, che
impegna il Governo a dotare la Protezione Civile di una sezione dedicata
all’intervento sugli animali, mostra come le richiamate finalità della tutela
della vita e dell’ambiente siano da intendere in senso ampio.
Sarebbe quindi auspicabile che la
finalità dell’assistenza agli animali venisse in qualche punto esplicitata nel
corpo dei decreti legislativi in fase di stesura.
In ogni caso, per dare attuazione
all’Ordine del giorno sopra richiamato, e dare adeguata risposta alla crescente
domanda concernente il soccorso, il recupero, la messa in sicurezza, il
ricongiungimento e la gestione degli animali, sia di proprietà, sia randagi e
vaganti, che in occasione di calamità
risulta sempre più forte da parte delle Amministrazioni locali e dai cittadini,
le associazioni che hanno maturato specifiche competenze e un‘esperienza
pluridecennale nell’ambito della tutela e gestione degli animali, anche in
corso ed a seguito di eventi calamitosi naturali (ANIMALISTI ITALIANI ONLUS,
ENPA- ENTE NAZIONALE PROTEZIONE ANIMALI, LAV – LEGA ANTI VIVISEZIONE ONLUS,
LEGA NAZIONALE PER LA DIFESA DEL CANE, LEIDAA - LEGA ITALIANA DIFESA ANIMALI
AMBIENTE ONLUS e OIPA- ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE PROTEZIONE ANIMALI ONLUS) hanno
già avviato un percorso per definire
un Piano d’azione condiviso con la Protezione civile, che dovrà comportare: la
creazione di squadre specialistiche adeguatamente formate; l’integrazione dei
programmi e dei modelli operativi con azioni mirate al soccorso, messa in
sicurezza e gestione degli animali colpiti da eventi calamitosi, anche per
dare supporto a famiglie e singoli con animali al seguito; l'attivazione, in
caso di emergenza, su richiesta del Dipartimento e in accordo con Regioni ed
Enti locali interessati, di interventi specializzati da parte delle
associazioni firmatarie a sostegno degli animali colpiti e della popolazione
con animali al seguito, con riconoscimento ai volontari dei benefici di legge
ai sensi dell'art.13 del DPR n.194/2001, purchè le associazioni rispettino le
disposizioni previste dall’art. 5 del D.Lgs. n. 117/2017.
Questo protocollo farà sì che non
si ripeteranno situazioni che si sono verificate in passato. Subito dopo il terremoto
del 24 agosto scorso ad Amatrice, infatti, lo scenario che le associazioni si
sono trovate di fronte era il seguente: i volontari non avevano un posto dove
dormire (spesso dormivano in macchina) e dove mangiare (in quanto non era loro
consentito l’accesso nelle tendopoli). Non si sapeva neppure dove andare a prendere
l’acqua. I volontari dovevano partire per portare cibo e aiuto agli animali,
senza possibilità di rimborso spese, e poi magari si accorgevano che in quel
posto dove erano arrivati era già passata prima un'altra associazione.
Il problema più grande era per
gli animali feriti da soccorrere. Quando i vigili del fuoco trovavano animali
feriti, non sapevano a chi doverli affidare, perché non c’era un presidio
veterinario adiacente alla zona rossa a cui consegnare gli animali feriti.
A settembre è stato istituito il DICOMAC
(centro di comando e controllo) a Rieti, dove sono state ascoltate le richieste
delle associazioni e degli enti locali (ASL, comuni e regioni). E’ stato
coinvolto il corpo forestale e si è cercato di fare un primo protocollo per i
gatti, da spostare fuori dalle zone rosse, e che prevedeva che i gatti
andassero censiti, chippati e poi anche fotografati in vista di ricongiungimenti
o adozioni.
A metà ottobre è arrivata alla Direzione
Salute e Politiche sociali della Regione Lazio la dott.ssa Zaccherini, che era
stata incaricata di creare una pagina web per favorire i ricongiungimenti. E’ iniziata una bella collaborazione, in
quanto erano le associazione che fornivano i dati dei cani e gatti smarriti. In
una riunione a Rieti ai primi di novembre, la dott.ssa Zaccherini ha deciso di
dividere il territorio in frazioni e assegnare a ciascuna associazione una
zona, per evitare sovrapposizioni. Ha capito l’importanza della coordinazione e
della presenza delle forze dell’ordine: polizia municipale, carabinieri,
forestali. Ha organizzato squadre di volontari accompagnati da un forestale per
dare ufficialità ai censimenti di animali in loco, coinvolgendo anche i veterinari
liberi professionisti.
Così, dopo un avvio difficoltoso,
la Direzione Salute e Politiche sociali della Regione
Lazio ha poi organizzato e coordinato gli interventi diretti agli animali
da compagnia, iniziando a sperimentare un modello che ha coinvolto soggetti
pubblici e privati, finalizzato al: recupero di animali vaganti; assistenza
alle colonie feline (portandoli anche fuori regione in deroga alle deroghe
ordinarie); realizzazione di un sito internet regionale con pubblicazione di
tutte le foto degli animali catturati e tracciati in anagrafe per il
ricongiungimento con i proprietari; la sterilizzazione di cani e gatti.
L’esperienza maturata ha portato
la dott.ssa Zacherini a redigere delle linee guida, che rispondono in buona
parte alle questioni sollevate da tempo dai tecnici di disatrologia veterinaria.
Il documento “principe” che riguarda la gestione degli animali in caso di
calamità è intitolato “Linee guida per l’azione veterinaria nelle emergenze non
epidemiche” ed è stato scritto dal Prof. Adriano Mantovani nel lontano 1998. La
particolarità delle linee guida “Zaccherini” è che indicano, in modo molto
semplice, quali sono le azioni veterinarie da porre in essere nell’ambito di
eventi calamitosi non epidemici in favore degli animali da compagnia.
Poiché deve essere pianificato e
organizzato ex novo l’inserimento delle azioni destinate agli animali da compagnia
all’interno dei piani di emergenza della Protezione civile in caso di eventi
calamitosi, la prima parte del documento elenca sinteticamente le azioni
propedeutiche da realizzare per l’implementazione del nuovo pacchetto di
competenze, quali: l’istituzione di una sezione speciale dell’Albo delle
associazioni di volontariato di protezione civile dedicata esclusivamente alla
protezione degli animali da compagnia (comprese associazioni di veterinari
liberi professionisti) che saranno tenute a seguire i corsi di formazione e le
esercitazioni organizzati dalla Protezione civile; l’istituzione di un numero
verde dedicato e la formazione del personale addetto a rispondere; l’individuazione
e l’acquisizione di materiali/attrezzature/impianti da inserire nella colonna
mobile regionale e da avere a disposizione anche per le azioni successive al
primo soccorso; il censimento delle strutture di detenzione degli
animali (canili, allevamenti, pensioni) tra i luoghi sensibili oggetto di
pronto intervento in caso di calamità (specie alluvioni e incendi); la stipula
di accordi quadro con Carabinieri del gruppo Forestale e Vigili del Fuoco per
l’impiego di personale specializzato nel settore degli animali da compagnia; la verifica disponibilità di volontariato
presso Ordini professionali dei medici veterinari e educatori cinofili; le convenzioni
o la stipula di accordi quadro con alberghi e strutture ricettive per sfollati
con animali al seguito; le
convenzioni o la stipula di accordi quadro con trasportatori muniti di mezzi
idonei allo spostamento di animali.
Le linee guida in esame poi chiariscono
qual è, immediatamente dopo una calamità, lo scenario atteso relativamente agli
animali da compagnia (animali di proprietà dispersi, feriti, morti, animali
aggressivi e di difficile cattura e anche possibili incidenti ai cani delle
unità cinofile) e quali sono le azioni da svolgere, tra cui evidenziamo, in
particolare: l’allestimento di impianti mobili per ricoverare temporaneamente e
immediatamente gli animali soccorsi o vaganti; l’organizzazione di un punto di primo
soccorso veterinario attrezzato per gli
animali soccorsi e per quelli delle Unità cinofile che si feriscono (struttura
mobile veterinaria); l’attivazione
dei volontari delle Associazioni animaliste e dei veterinari
In una seconda fase, cioè successivamente
ai soccorsi delle prime ore dall’evento, lo scenario è rappresentato da: proprietari
che chiedono assistenza per ricercare i propri animali; animali recuperati da
identificare per il ricongiungimento; animali che non hanno più proprietari o
che non possono più essere da loro custoditi; proprietari che necessitano di
alloggi ove sia consentito l’accesso agli animali; cani non identificati
vaganti; colonie di gatti non più accudite; necessità di sterilizzazione di
animali da compagnia che vivono in libertà.
Le azioni da svolgere sono tante,
ed in particolare evidenziamo le seguenti: se
il territorio è esteso, suddivisione in settori e organizzazione delle relative
squadre di soccorso per settore; individuazione
di soluzioni provvisorie per animali che i proprietari non possono tenere con loro
nei luoghi in cui sono sfollati; assistenza animali vaganti o gatti liberi non
più accuditi o in territori a rischio; azioni per il ricongiungimento ai
proprietari degli animali dispersi); pubblicazione sul Portale regionale –
sezione pet - di foto e informazioni per la tracciabilità degli animali e il
ricongiungimento con i proprietari – pubblicazione delle foto degli animali
smarriti trasmesse dai proprietari; comunicazione e divulgazione capillare sul
territorio del numero verde dedicato per le segnalazioni di proprietari e per
gli avvistamenti, per coordinamento operatori in campo e controlli su anagrafe;
cattura dei cani vaganti,
identificazione, sistemazione (canile/stalli); cattura gatti liberi e di
proprietà rimasti in zona interdetta all’accesso; identificazione con microchip
dei cani di proprietà a domicilio; distribuzione
cibo/acqua per gatti liberi rimasti in zone senza più presidi umani; istituzione
di un presidio veterinario per progetti di sterilizzazione; progetti mirati di adozione in
collaborazione con le associazioni.
Lavorare dentro la PC significherà,
per le associazioni di protezione animale, diventare parte integrante del
sistema di protezione Civile, e l’attivazione delle associazioni, in caso di
calamità, non sarà più “spontanea” come avvenuto fino ad oggi, ma su richiesta
del Dipartimento di Protezione civile e delle Regioni in modo coordinato ed
organizzato, cosa che porterà l’Italia, in questo campo, all’avanguardia a
livello mondiale.
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