Abbiamo
organizzato questo incontro in un momento storico in cui la politica, a tutti i
livelli, ha raggiunto il livello più basso di consenso e di credibilità che io
ricordi.
Io
stesso faccio fatica a seguire i soliti talk show politici, con le stesse facce
e gli stessi argomenti triti e ritriti, i siparietti con il gioco delle parti
per cui, a seconda delle convenienze, quello che andava bene prima non va bene
dopo, e viceversa. Davvero preferisco cambiare canale, e al posto di Omnibus o
Ballarò mettere piuttosto Radio Capital e vedermi i video dei successi musicali
degli anni ‘70 e ‘80 legati a tanti bei ricordi personali.
Certo,
continuo a condividere la visione politica di SEL. Ci sono state forse mosse
sbagliate, ma parlare col senno di poi è facile. Se si vuole costruire una
proposta di governo, con il PD bisogna farci i conti, ma il nostro ruolo
certamente non può essere quello di chi va semplicemente a rimorchio del
maggiore partito di centrosinistra, e ora continuiamo a dare questa impressione
pur essendo non al governo ma all’opposizione.
Ritengo
che SEL debba recuperare lo smalto che la proposta di Nichi Vendola aveva al
tempo delle Fabbriche, recuperando il legame stretto che aveva con i movimenti
civici ed offrendo qualcosa di più di formule abusate nei luoghi comuni del
linguaggio politico. Si tratta di offrire, in modo ambizioso, una vera e
propria filosofia di vita e di lotta per il cambiamento, perché noi ce lo possiamo
permettere, e la sfida sta nel riuscire finalmente a essere compresi.
Parliamo
di contenuti: questo è il punto cruciale di un assemblea come questa, in cui
abbiamo chiesto di incontrare i cittadini, le associazioni, i comitati, i
movimenti: cioè tutte le forze che riempiono proprio di contenuti le loro
battaglie: a Francavilla con il comitato per la salvaguardia dei tigli o con i
movimenti contro la petrolizzazione della nostra costa, così come in altri
posti d’Italia si sono formati i movimenti NO TAV in val di Susa o contro le
grandi navi nella laguna di Venezia.
Il
compito di un partito politico come SEL è quello di fornire un orizzonte
culturale all’interno del quale questi movimenti possano collocarsi, perché
solo questa può essere la nostra forza.
Noi
stessi dobbiamo renderci conto che c’è una vera e propria filosofia, che è
anche una filosofia di vita, dietro formule come quella della “riconversione
ecologica dell’economia” che è stato anche lo slogan della Conferenza Ecologica
Nazionale alla quale ho partecipato alcune settimane fa a Roma.
Si
tratta di rendersi conto che alcune analisi della sinistra storica sono
inadeguate a decifrare i problemi moderni.
Innanzi
tutto non ha più senso parlare di lotte sindacali contro dei datori di lavoro
che sono anch’essi messi in ginocchio da un sistema in cui il “nemico da
combattere” si trova più in alto, nel mondo delle multinazionali e delle lobby
di potere che sono la
nuova Bastiglia da espugnare.
Bisogna
poi rendersi conto, finalmente, che i temi delle politiche del lavoro e della
solidarietà si intrecciano indissolubilmente con le esigenze del corretto
rapporto con la natura e gli esseri viventi, per cui è proprio la questione
ecologica ad aprire straordinarie opportunità di uscita dalla crisi.
Si
tratta di riscoprire gli scritti di Alexander Langer o di Jacques Delors, che
già nel Libro Bianco del ’93 aveva individuato che vi era un problema di scarto
tra aumento incessante dell’offerta di beni e la diminuzione dei tempi di
produzione, con conseguente perdita di lavoro e diminuzione della domanda,
fronteggiata, piuttososto che con politiche di riduzione degli orari di lavoro
e di redistribuzione della ricchezza, con il ricorso all’indebitamento, che ha
portato al sopravvento della finanza a discapito dell’economia reale, con le
conseguenze che conosciamo tutti.
Da
questa crisi usciamo solo spostando gli investimenti verso politiche di ben
vivere collettivo, dall’energia rinnovabile alla mobilità sostenibile, dalla
riqualificazione urbana all’agricoltura pulita.
L’agricoltura
è un settore fondamentale per la nostra economia, e ci sono progetti che si
stanno approntando per recuperare le terre incolte e metterle a disposizione di
cooperative di agricoltori e destinarle a coltivazioni biologiche. Alcuni
giorni fa ho anche visitato un innovativo centro di produzione di canapa da
destinare ai più svariati usi, dall’edilizia al tessile, sviluppando politiche
di sostenibilità ambientale.
Si
tratta di temi di dimensioni globali, ma che riverberano i loro effetti in modo
concreto a livello locale, come evidenziano proprio questi comitati e movimenti
con la cui azione un movimento politico come SEL, per le ragioni filosofiche di
cui parlo, deve muoversi in stretta interconnessione, per costruire, in
sintonia con i movimenti ed i territori, un’idea alternativa di città e di società.
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