mercoledì 22 novembre 2017

L'intervento delle associazioni animaliste nelle calamità - Camera dei Deputati, Sala Nilde Iotti, 21/11/2017. Le c.d. Linee Guida Zaccherini

Da sinistra: Gianluca Felicetti (LAV), Maria Silvia D'Alessandro
(LEIDAA, Michele Pezone, LNDC, Tessa Gelisio, Marco Leonardi
(Dipartimento Protezione Civile), Vincenzo Santucci (Ministero
della Salute - Direzione Sanità Animale
Ci troviamo in un momento importante di delineazione di nuovi scenari per la protezione civile. L’articolo 1, comma 1, lett. a) della legge 16 marzo 2017, n. 30 “Delega al Governo per il riordino delle disposizioni legislative in materia di sistema nazionale della protezione civile” prevede che i decreti legislativi attuativi della riforma dovranno introdurre modifiche e integrazioni alle disposizioni legislative vigenti nell’ambito della definizione delle attività di protezione civile. Attualmente queste ultime vengono definite come “l’insieme delle attività volte a tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente derivanti da eventi calamitosi”.
Ed invero, dall’entrata in vigore della legge istitutiva della Protezione civile n.225 del 1992, l’assistenza agli animali non è ancora contemplata tra le finalità esplicite delle azioni di protezione civile.  Forse nel 1992 i tempi non erano evidentemente maturi affinché si traducessero in norma quelle istanze e quella sensibilità che oggi invece contraddistinguono la nostra società, che in larga parte considera gli animali da compagnia come parte del nucleo famigliare (si pensi alle riforme che hanno introdotto il principio dell’impignorabilità degli animali domestici, alle questioni che sorgono per l’affidamento degli animali domestici in caso di separazione tra i coniugi ecc).
La tutela degli animali è un principio sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’animale proclamata presso l’Unesco il 27 gennaio 1978 e dal Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea – Trattato di Lisbona, firmato il 13 dicembre 2007 ed entrato in vigore il 1° gennaio 2009, che riconosce all’art. 13 gli animali quali esseri senzienti. La tutela dell’integrità della vita comprende quindi anche il mondo animale, come si desume anche dalle leggi n. 281 del 14 agosto 1991 e ss mm, legge quadro in materia di animali d’affezione e prevenzione del randagismo, e n. 120 del 29 luglio 2010 che obbliga al soccorso degli animali feriti.
A fronte di tale “stato dell’arte”, non è più pensabile che le tante norme e procedure della PC non contemplino in nessun punto parole come “animali, allevamenti, cani, gatti, veterinari...” L’argomento non è mai stato contemplato dal legislatore, nemmeno nelle ultime leggi di riordino della PC, che hanno continuato a focalizzare l’attenzione sul trinomio persone, beni, ambiente, ma non hanno considerato il problema degli animali nelle calamità.

Anche nel Piano Nazionale di Prevenzione da attuarsi nel periodo 2014-2018, approvato il 13 novembre 2014 dalla Conferenza Stato-Regioni, dove è stata inserita anche la “Sicurezza alimentare e Sanità Pubblica Veterinaria”, di piccoli animali proprio non si parla, e quando questi sono contemplati troviamo riferimenti a nozioni che sono già “dentro le leggi” (tipo la necessità di prevenire il randagismo o altre ovvietà simili). Questo perché chi si occupa di Sanità Pubblica Veterinaria principalmente si occupa di grandi animali, igiene e salubrità degli alimenti, zootecnia etc, ma solo marginalmente di piccoli animali.
In molte Regioni la gestione delle emergenze non epidemiche non è di fatto considerata
Da sinistra: Marco Bravi (ENPA), Michele Pezone (LNDC),
Maria Silvia D'Alessandro (LEIDAA), Gianluca Felicetti (LAV)
Mauro Elefante (OIPA), Emanuela Bignami (Animalisti Italiani)
nei Piani Sanitari Regionali, soprattutto per quanto concerne la componente veterinaria: mancano programmi, piani, protocolli, procedure, manuali. Solo poche regioni, come l’Emilia Romagna, si sono distinte positivamente in tale senso e si avvalgono dei disaster manager. Ad esempio, tra il terremoto dell’Aquila del 2009, gestito attraverso poteri straordinari dati a Bertolaso (che a sua volta aveva incaricato IZS Teramo, centro di referenza nazionale per la disastrologia) e quello del 24 agosto 2016, c’è stato il terremoto dell’Emilia nel 2012 e questa Regione ha dimostrato di essere ben organizzata perché aveva fatto i piani preventivi per gestire le emergenze non epidemiche, aveva già fatto esercitazioni che coinvolgevano i dipartimenti veterinari. Anche la Lombardia ha un buon livello di organizzazione da questo punto di vista. Ma tutto questo deve diventare la regola in tutte le regioni. Anche alcune ASL hanno approvato dei piani di prevenzione per emergenze non epidemiche, come quella di Mantova.
L’approvazione da parte del Parlamento dell’Ordine del Giorno n.9/2607-B/4 degli onorevoli Durante e Palese, che impegna il Governo a dotare la Protezione Civile di una sezione dedicata all’intervento sugli animali, mostra come le richiamate finalità della tutela della vita e dell’ambiente siano da intendere in senso ampio.
Sarebbe quindi auspicabile che la finalità dell’assistenza agli animali venisse in qualche punto esplicitata nel corpo dei decreti legislativi in fase di stesura.
In ogni caso, per dare attuazione all’Ordine del giorno sopra richiamato, e dare adeguata risposta alla crescente domanda concernente il soccorso, il recupero, la messa in sicurezza, il ricongiungimento e la gestione degli animali, sia di proprietà, sia randagi e vaganti, che in occasione di calamità risulta sempre più forte da parte delle Amministrazioni locali e dai cittadini, le associazioni che hanno maturato specifiche competenze e un‘esperienza pluridecennale nell’ambito della tutela e gestione degli animali, anche in corso ed a seguito di eventi calamitosi naturali (ANIMALISTI ITALIANI ONLUS, ENPA- ENTE NAZIONALE PROTEZIONE ANIMALI, LAV – LEGA ANTI VIVISEZIONE ONLUS, LEGA NAZIONALE PER LA DIFESA DEL CANE, LEIDAA - LEGA ITALIANA DIFESA ANIMALI AMBIENTE ONLUS e OIPA- ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE PROTEZIONE ANIMALI ONLUS) hanno già avviato un percorso per definire un Piano d’azione condiviso con la Protezione civile, che dovrà comportare: la creazione di squadre specialistiche adeguatamente formate; l’integrazione dei programmi e dei modelli operativi con azioni mirate al soccorso, messa in sicurezza e gestione degli animali colpiti da eventi calamitosi, anche per dare supporto a famiglie e singoli con animali al seguito; l'attivazione, in caso di emergenza, su richiesta del Dipartimento e in accordo con Regioni ed Enti locali interessati, di interventi specializzati da parte delle associazioni firmatarie a sostegno degli animali colpiti e della popolazione con animali al seguito, con riconoscimento ai volontari dei benefici di legge ai sensi dell'art.13 del DPR n.194/2001, purchè le associazioni rispettino le disposizioni previste dall’art. 5 del D.Lgs. n. 117/2017.
Questo protocollo farà sì che non si ripeteranno situazioni che si sono verificate in passato. Subito dopo il terremoto del 24 agosto scorso ad Amatrice, infatti, lo scenario che le associazioni si sono trovate di fronte era il seguente: i volontari non avevano un posto dove dormire (spesso dormivano in macchina) e dove mangiare (in quanto non era loro consentito l’accesso nelle tendopoli). Non si sapeva neppure dove andare a prendere l’acqua. I volontari dovevano partire per portare cibo e aiuto agli animali, senza possibilità di rimborso spese, e poi magari si accorgevano che in quel posto dove erano arrivati era già passata prima un'altra associazione.
Il problema più grande era per gli animali feriti da soccorrere. Quando i vigili del fuoco trovavano animali feriti, non sapevano a chi doverli affidare, perché non c’era un presidio veterinario adiacente alla zona rossa a cui consegnare gli animali feriti.
A settembre è stato istituito il DICOMAC (centro di comando e controllo) a Rieti, dove sono state ascoltate le richieste delle associazioni e degli enti locali (ASL, comuni e regioni). E’ stato coinvolto il corpo forestale e si è cercato di fare un primo protocollo per i gatti, da spostare fuori dalle zone rosse, e che prevedeva che i gatti andassero censiti, chippati e poi anche fotografati in vista di ricongiungimenti o adozioni.
A metà ottobre è arrivata alla Direzione Salute e Politiche sociali della Regione Lazio la dott.ssa Zaccherini, che era stata incaricata di creare una pagina web per favorire i ricongiungimenti.  E’ iniziata una bella collaborazione, in quanto erano le associazione che fornivano i dati dei cani e gatti smarriti. In una riunione a Rieti ai primi di novembre, la dott.ssa Zaccherini ha deciso di dividere il territorio in frazioni e assegnare a ciascuna associazione una zona, per evitare sovrapposizioni. Ha capito l’importanza della coordinazione e della presenza delle forze dell’ordine: polizia municipale, carabinieri, forestali. Ha organizzato squadre di volontari accompagnati da un forestale per dare ufficialità ai censimenti di animali in loco, coinvolgendo anche i veterinari liberi professionisti.
Così, dopo un avvio difficoltoso, la Direzione Salute e Politiche sociali della Regione Lazio ha poi organizzato e coordinato gli interventi diretti agli animali da compagnia, iniziando a sperimentare un modello che ha coinvolto soggetti pubblici e privati, finalizzato al: recupero di animali vaganti; assistenza alle colonie feline (portandoli anche fuori regione in deroga alle deroghe ordinarie); realizzazione di un sito internet regionale con pubblicazione di tutte le foto degli animali catturati e tracciati in anagrafe per il ricongiungimento con i proprietari; la sterilizzazione di cani e gatti.
L’esperienza maturata ha portato la dott.ssa Zacherini a redigere delle linee guida, che rispondono in buona parte alle questioni sollevate da tempo dai tecnici di disatrologia veterinaria. Il documento “principe” che riguarda la gestione degli animali in caso di calamità è intitolato “Linee guida per l’azione veterinaria nelle emergenze non epidemiche” ed è stato scritto dal Prof. Adriano Mantovani nel lontano 1998. La particolarità delle linee guida “Zaccherini” è che indicano, in modo molto semplice, quali sono le azioni veterinarie da porre in essere nell’ambito di eventi calamitosi non epidemici in favore degli animali da compagnia.
Poiché deve essere pianificato e organizzato ex novo l’inserimento delle azioni destinate agli animali da compagnia all’interno dei piani di emergenza della Protezione civile in caso di eventi calamitosi, la prima parte del documento elenca sinteticamente le azioni propedeutiche da realizzare per l’implementazione del nuovo pacchetto di competenze, quali: l’istituzione di una sezione speciale dell’Albo delle associazioni di volontariato di protezione civile dedicata esclusivamente alla protezione degli animali da compagnia (comprese associazioni di veterinari liberi professionisti) che saranno tenute a seguire i corsi di formazione e le esercitazioni organizzati dalla Protezione civile; l’istituzione di un numero verde dedicato e la formazione del personale addetto a rispondere; l’individuazione e l’acquisizione di materiali/attrezzature/impianti da inserire nella colonna mobile regionale e da avere a disposizione anche per le azioni successive al primo soccorso; il censimento delle strutture di detenzione degli animali (canili, allevamenti, pensioni) tra i luoghi sensibili oggetto di pronto intervento in caso di calamità (specie alluvioni e incendi); la stipula di accordi quadro con Carabinieri del gruppo Forestale e Vigili del Fuoco per l’impiego di personale specializzato nel settore degli animali da compagnia; la verifica disponibilità di volontariato presso Ordini professionali dei medici veterinari e educatori cinofili; le convenzioni o la stipula di accordi quadro con alberghi e strutture ricettive per sfollati con animali al seguito; le convenzioni o la stipula di accordi quadro con trasportatori muniti di mezzi idonei allo spostamento di animali.
Le linee guida in esame poi chiariscono qual è, immediatamente dopo una calamità, lo scenario atteso relativamente agli animali da compagnia (animali di proprietà dispersi, feriti,  morti,  animali aggressivi e di difficile cattura e anche possibili incidenti ai cani delle unità cinofile) e quali sono le azioni da svolgere, tra cui evidenziamo, in particolare: l’allestimento di impianti mobili per ricoverare temporaneamente e immediatamente gli animali soccorsi o vaganti; l’organizzazione di un punto di primo soccorso veterinario attrezzato  per gli animali soccorsi e per quelli delle Unità cinofile che si feriscono (struttura mobile veterinaria); l’attivazione dei volontari delle Associazioni animaliste e dei veterinari
In una seconda fase, cioè successivamente ai soccorsi delle prime ore dall’evento, lo scenario è rappresentato da: proprietari che chiedono assistenza per ricercare i propri animali; animali recuperati da identificare per il ricongiungimento; animali che non hanno più proprietari o che non possono più essere da loro custoditi; proprietari che necessitano di alloggi ove sia consentito l’accesso agli animali; cani non identificati vaganti; colonie di gatti non più accudite; necessità di sterilizzazione di animali da compagnia che vivono in libertà.
Le azioni da svolgere sono tante, ed in particolare evidenziamo le seguenti:  se il territorio è esteso, suddivisione in settori e organizzazione delle relative squadre di soccorso per settore;  individuazione di soluzioni provvisorie per animali che i proprietari non possono tenere con loro nei luoghi in cui sono sfollati; assistenza animali vaganti o gatti liberi non più accuditi o in territori a rischio; azioni per il ricongiungimento ai proprietari degli animali dispersi); pubblicazione sul Portale regionale – sezione pet - di foto e informazioni per la tracciabilità degli animali e il ricongiungimento con i proprietari – pubblicazione delle foto degli animali smarriti trasmesse dai proprietari; comunicazione e divulgazione capillare sul territorio del numero verde dedicato per le segnalazioni di proprietari e per gli avvistamenti, per coordinamento operatori in campo e controlli su anagrafe;   cattura dei cani vaganti, identificazione, sistemazione (canile/stalli); cattura gatti liberi e di proprietà rimasti in zona interdetta all’accesso; identificazione con microchip dei cani di proprietà a domicilio;   distribuzione cibo/acqua per gatti liberi rimasti in zone senza più presidi umani; istituzione di un presidio veterinario per progetti di sterilizzazione;  progetti mirati di adozione in collaborazione con le associazioni.
Lavorare dentro la PC significherà, per le associazioni di protezione animale, diventare parte integrante del sistema di protezione Civile, e l’attivazione delle associazioni, in caso di calamità, non sarà più “spontanea” come avvenuto fino ad oggi, ma su richiesta del Dipartimento di Protezione civile e delle Regioni in modo coordinato ed organizzato, cosa che porterà l’Italia, in questo campo, all’avanguardia a livello mondiale.


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