martedì 25 febbraio 2014

Roma, sede italiana del Parlamento Europeo, 20/2/2014: per una Europa dalla parte degli animali

Tante sono le questioni, importantissime, che dovranno essere affrontate dai nuovi parlamentari europei, a partire dal potenziamento del ruolo politico dell’Unione Europea non solo sullo scenario internazionale, ma anche come fattore d’integrazione tra i vari popoli dell’unione. Finora abbiamo assistito ad un grande lavorio di tipo burocratico e giuridico che ha portato all’elaborazione di alti principi, ma ad una scarsa azione di tipo politico, visto che finora la partita è stata giocata tutta sul terreno dell’economia e della finanza, peraltro perseguendo obiettivi che vanno radicalmente cambiati, perché hanno finito per aggravare una situazione di crisi dalla quale non siamo affatto usciti.
In uno scenario così drammatico i punti programmatici elaborati dalle associazioni di protezione animale “per un’Europa dalla parte del animali” possono sembrare l’ultimo argomento di cui doversi occupare, ma non intendiamo tornare sul concetto, che riteniamo ormai scontato, che non esistono priorità nelle battaglie di civiltà che dobbiamo portare avanti.
Come Responsabile Diritti Animali della Lega Nazionale per la Difesa del Cane, i punti che ritengo di dover sottolineare sono quelli relativi all’introduzione in tutta Europa del divieto di uccisione di animali randagi, con il contestuale sviluppo di un programma unitario di prevenzione del randagismo, sulla scia delle previsione della legge italiana 281 del 1991, una delle migliori al mondo, anche se non ha dato i frutti sperati a causa della sua non corretta applicazione.
Infatti, se si fossero attuate le pratiche di sterilizzazione ed incentivazione alle adozioni, il problema oggi sarebbe risolto. Proprio la tendenza a considerare il randagismo come l’ultimo dei problemi di cui occuparsi ha portato oggi i Comuni ad avere bilanci gravati enormemente dalle spese per l’alimentazione e la cura degli animali presenti nei canili, complice anche il business legato alla gestione di questi ultimi. Prima che il randagismo diventi un problema collettivo (e lo diventerà sempre più con la costante diminuzione di fondi da destinare alle emergenze sociali, per cui sarà difficile spiegare che non ci sono soldi per l’assistenza domiciliare e contestualmente bisogna alimentare gli animali del Comune), occorre affrontare seriamente il problema del randagismo.
Già ultimamente hanno fatto notizia le decisioni di alcuni sindaci di non far pagare la TARES per chi adotta cani nei canili, essendo generalmente più conveniente per le amministrazioni comunali rinunciare a quell’entrata rispetto al costo di gestione di un cane. Occorre evitare che si profilino scenari inquietanti che prevedano, per l’appunto, l’abbattimento degli animali come la soluzione più semplice al problema, come purtroppo ancora accade in alcuni Paesi membri dell'est europeo.
Nell’UE cose di questo tipo non si devono mai vedere, e quindi occorrono adeguati programmi di sterilizzazione e di promozione delle adozioni, ma anche una tracciabilità europea dei cani tramite microchip, con la contestuale disincentivazione all’allevamento e alla riproduzione finalizzati alla vendita, combattendo il traffico di cuccioli e tutti i fenomeni illegali sugli animali da compagnia.

Andrebbe altresì immaginata una legislazione europea unitaria sugli animali da compagnia, con una codificazione unitaria che getti le basi per farne persino una materia d’insegnamento universitario (come accade negli atenei americani dove si insegna Animal law) e per inserire tale materia nei percorsi educativi delle scuole primarie inferiori, come accade per i programmi di educazione ambientale. Affinchè arrivi presto il giorno in cui, con la diffusione di una vera cultura di solidarietà verso ogni tipo di sofferenza, non sarà più possibile vedere genitori che accompagnano i propri figli negli zoo, come abbiamo visto in occasione del tragico smembramento della giraffa dello zoo di Copenaghen, uccisa perché troppo costosa da mantenere e data in pasto ai leoni davanti agli occhi dei bambini, tenuti per mano dai loro genitori.

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