domenica 8 marzo 2015

Intervento al convegno su "Sperimentazione e macachi" - Anguillara, Sala Polifunzionale (Ex Consorzio Agrario), 28/2/2015

La campagna degli Animalisti Italiani per chiarire quali siano le modalità e le finalità della detenzione dei macachi del centro Ricerche Casaccia a Cesano si inserisce in un contesto storico particolarmente favorevole alla sempre maggiore sensibilità collettiva verso gli animali che vengono allevati, utilizzati e purtroppo anche uccisi in nome della sperimentazione.
Si tratta di una sensibilità che ha conquistato anche le aule di giustizia. Si è da poco concluso il primo grado di giudizio contro i gestori dell’allevamento Green Hill con condanne importanti. Non si può non ricordare che i 2.639 beagle dell’allevamento erano già stati oggetto di sequestro, misura cautelare richiesta dagli Animalisti anche per i macachi in questione, e applicata dalla magistratura anche per molti animali esotici provenienti da strutture circensi.

E’ interessante constatare, sempre in relazione al caso Green Hill, che per anni le ispezioni della ASL erano state positive e che per questo vi era stata una precedente archiviazione del procedimento, poi riaperto dal Pubblico Ministero. Quest’ultimo ha disposto delle consulenze da parte di veterinari esperti in benessere animale, che hanno evidenziato, invece, la sussistenza di problematiche che integravano gli estremi di reato, come confermato anche dal Giudice (anche se non sappiamo in che termini, posto che dobbiamo attendere le motivazioni della sentenza). Dinamiche simili si riscontrano anche per i controlli che vengono effettuati dagli organi pubblici nei canili, spesso con superficialità, e questo rende difficoltoso l’accertamento di responsabilità quando le ipotesi di reato vengono portate all’attenzione della Magistratura. Anche nel caso dei macachi di Cesano, ci sono stati appelli alle Istituzioni, che finora non avrebbero fornito tutti i chiarimenti dovuti.
Il caso di Green Hill è stato particolarmente complesso perché per la prima volta sono state scandagliate le modalità di detenzione di cani da destinare alla sperimentazione, e sono emerse modalità di detenzione che evidentemente sono state ritenute (anche se non ancora conosciamo le motivazioni della sentenza) tali da integrare gli estremi del maltrattamento. Si è affermato dunque il principio, che la giurisprudenza aveva già elaborato in relazione ai circhi, per cui il fatto che un’attività sia di per sé autorizzata dalla legge, come per l’appunto avviene per i circhi, gli allevamenti o la sperimentazione, non significa che si crea una zona franca: se non vengono seguite le normative di settore, ci possono essere gli estremi di reato. E a Lanciano, proprio a seguito di una denuncia degli Animalisti Italiani, insieme a quelle di altre associazioni, è stato tratto a giudizio il Direttore Amministrativo del Mario Negri Sud, per aver disposto la soppressione di 750 topi per motivi, secondo il capo d’accusa, prettamente economici, cioè per carenza di fondi, mentre si sarebbe dovuta cercare un’altra sistemazione che consentisse a quegli animali di poter continuare a vivere, nonostante fossero comunque segnati da un destino triste.
Tra i nuovi fronti di battaglia contro la sperimentazione animale, vi è indubbiamente quella che riguarda il Centro ricerche Casaccia a Cesano, vicino Roma, dell'Imri (Istituto Nazionale di Metrologia delle radiazioni ionizzanti) - Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile), dove, secondo gli attivisti, molti macachi sarebbero ancora allevati e sottoposti a esperimenti, ovvero smistati presso altre strutture.
L’Enea, secondo quanto ha riferito il Presidente degli Animalisti Italiani, Walter Caporale, avrebbe ammesso di non sapere cosa avviene all'interno del centro, dato in affitto al Cnr. A sua volta, quest’ultimo ente avrebbe confermato che di essere in possesso di esemplari di macachi, ma l'ultimo progetto, autorizzato come gli altri dal Ministero della Salute, si sarebbe concluso nel marzo del 2013 e si sarebbe trattato di un progetto di carattere immunologico dove gli animali alla fine non venivano soppressi.
Da alcune notizie divulgate a mezzo stampa, sebbene non verificate, alcuni esemplari sarebbero stati ceduti al Centro servizi stabulario interdipartimentale dell'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Quest’ultimo, peraltro, è stato destinatario di una lettera di richiesta di interruzione della sperimentazione su macachi, indirizzata anche al Ministro della Salute Lorenzin, sottoscritta da 73 personalità tra scienziati, medici, medici veterinari, biologi, ricercatori, psicologi, pediatri, chimici, biochimici, farmacisti ed altri professionisti del settore medico- scientifico. Con il detto documento, corredato dalle relative osservazioni scientifiche, è stato formalmente chiesto che i suddetti macachi venissero affidati a Centri di recupero.
Sulla base delle predette informazioni, due deputati del M5S, Mirko Busto e Paolo Bernini, hanno depositato un’Interrogazione Parlamentare al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per chiedere lumi sul fatto che gli animali verrebbero allevati e ceduti anche ad altri Centri di ricerca. Contemporaneamente, l'Associazione Animalisti Italiani Onlus ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Civitavecchia, sollecitando il sequestro preventivo delle scimmie detenute all'interno della struttura, e chiedendo di verificare se i macachi sono allevati o se vengono sottoposti a sperimentazione, che può essere concessa solo per ragioni eccezionali (il decreto legislativo 26/2014, con cui l'Italia recepisce la Direttiva 2010/63/UE sulla sperimentazione animale, stabilisce il divieto di sperimentare su primati non umani in assenza di comprovata necessità, e sempre in subordine a deroghe concesse dal Ministero della Salute).
Va ricordato che, per consentire la sperimentazione sui primati, deve essere dimostrata, come richiesto dalle normative europee, l’insostituibilità degli esperimenti. Non ci devono essere, insomma, metodi alternativi e sostitutivi (Replacement) rispetto all’uso di questi animali, che possa giustificare l’uso dei primati non umani per esperimenti giudicati “gravi” dalla Direttiva 63/2010/EU (recentemente recepita dall’Italia, ma già il Decreto Legislativo 116 del 1992 prevedeva le stesse limitazioni nell’ eseguire sperimentazioni su cani, gatti, primati, specie in via di estinzione).

Insomma, siamo di fronte ad una vicenda tutta da chiarire, che ci auguriamo si concluda con un lieto fine per i macachi di Cesano, la cui sistemazione migliore appare essere quella di un’oasi o un centro di recupero dove possano vivere una vita il più possibile degna di essere vissuta.

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