La campagna degli Animalisti
Italiani per chiarire quali siano le modalità e le finalità della detenzione dei
macachi del centro Ricerche Casaccia a Cesano si inserisce in un contesto
storico particolarmente favorevole alla sempre maggiore sensibilità collettiva
verso gli animali che vengono allevati, utilizzati e purtroppo anche uccisi in
nome della sperimentazione.
Si tratta di una sensibilità che
ha conquistato anche le aule di giustizia. Si è da poco concluso il primo grado
di giudizio contro i gestori dell’allevamento Green Hill con condanne
importanti. Non si può non ricordare che i 2.639 beagle dell’allevamento erano
già stati oggetto di sequestro, misura cautelare richiesta dagli Animalisti
anche per i macachi in questione, e applicata dalla magistratura anche per
molti animali esotici provenienti da strutture circensi.
E’ interessante constatare,
sempre in relazione al caso Green Hill, che per anni le ispezioni della ASL
erano state positive e che per questo vi era stata una precedente archiviazione
del procedimento, poi riaperto dal Pubblico Ministero. Quest’ultimo ha disposto
delle consulenze da parte di veterinari esperti in benessere animale, che hanno
evidenziato, invece, la sussistenza di problematiche che integravano gli estremi
di reato, come confermato anche dal Giudice (anche se non sappiamo in che
termini, posto che dobbiamo attendere le motivazioni della sentenza). Dinamiche
simili si riscontrano anche per i controlli che vengono effettuati dagli organi
pubblici nei canili, spesso con superficialità, e questo rende difficoltoso
l’accertamento di responsabilità quando le ipotesi di reato vengono portate
all’attenzione della Magistratura. Anche nel caso dei macachi di Cesano, ci
sono stati appelli alle Istituzioni, che finora non avrebbero fornito tutti i
chiarimenti dovuti.
Il caso di Green Hill è stato
particolarmente complesso perché per la prima volta sono state scandagliate le
modalità di detenzione di cani da destinare alla sperimentazione, e sono emerse
modalità di detenzione che evidentemente sono state ritenute (anche se non
ancora conosciamo le motivazioni della sentenza) tali da integrare gli estremi
del maltrattamento. Si è affermato dunque il principio, che la giurisprudenza
aveva già elaborato in relazione ai circhi, per cui il fatto che un’attività
sia di per sé autorizzata dalla legge, come per l’appunto avviene per i circhi,
gli allevamenti o la sperimentazione, non significa che si crea una zona
franca: se non vengono seguite le normative di settore, ci possono essere gli
estremi di reato. E a Lanciano, proprio a seguito di una denuncia degli
Animalisti Italiani, insieme a quelle di altre associazioni, è stato tratto a
giudizio il Direttore Amministrativo del Mario Negri Sud, per aver disposto la
soppressione di 750 topi per motivi, secondo il capo d’accusa, prettamente
economici, cioè per carenza di fondi, mentre si sarebbe dovuta cercare un’altra
sistemazione che consentisse a quegli animali di poter continuare a vivere,
nonostante fossero comunque segnati da un destino triste.
Tra i nuovi fronti di battaglia
contro la sperimentazione animale, vi è indubbiamente quella che riguarda il
Centro ricerche Casaccia a Cesano, vicino Roma, dell'Imri (Istituto Nazionale
di Metrologia delle radiazioni ionizzanti) - Enea (Agenzia nazionale per le
nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile), dove, secondo
gli attivisti, molti macachi sarebbero ancora allevati e sottoposti a
esperimenti, ovvero smistati presso altre strutture.
L’Enea, secondo quanto ha
riferito il Presidente degli Animalisti Italiani, Walter Caporale, avrebbe
ammesso di non sapere cosa avviene all'interno del centro, dato in affitto al
Cnr. A sua volta, quest’ultimo ente avrebbe confermato che di essere in possesso
di esemplari di macachi, ma l'ultimo progetto, autorizzato come gli altri dal
Ministero della Salute, si sarebbe concluso nel marzo del 2013 e si sarebbe
trattato di un progetto di carattere immunologico dove gli animali alla fine
non venivano soppressi.
Da alcune notizie divulgate a
mezzo stampa, sebbene non verificate, alcuni esemplari sarebbero stati ceduti
al Centro servizi stabulario interdipartimentale dell'Università degli Studi di
Modena e Reggio Emilia. Quest’ultimo, peraltro, è stato destinatario di una
lettera di richiesta di interruzione della sperimentazione su macachi,
indirizzata anche al Ministro della Salute Lorenzin, sottoscritta da 73
personalità tra scienziati, medici, medici veterinari, biologi, ricercatori,
psicologi, pediatri, chimici, biochimici, farmacisti ed altri professionisti
del settore medico- scientifico. Con il detto documento, corredato dalle
relative osservazioni scientifiche, è stato formalmente chiesto che i suddetti macachi
venissero affidati a Centri di recupero.
Sulla base delle predette
informazioni, due deputati del M5S, Mirko Busto e Paolo Bernini, hanno
depositato un’Interrogazione Parlamentare al Ministro dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca per chiedere lumi sul fatto che gli animali verrebbero
allevati e ceduti anche ad altri Centri di ricerca. Contemporaneamente,
l'Associazione Animalisti Italiani Onlus ha presentato un esposto alla Procura
della Repubblica presso il Tribunale di Civitavecchia, sollecitando il
sequestro preventivo delle scimmie detenute all'interno della struttura, e chiedendo
di verificare se i macachi sono allevati o se vengono sottoposti a
sperimentazione, che può essere concessa solo per ragioni eccezionali (il
decreto legislativo 26/2014, con cui l'Italia recepisce la Direttiva 2010/63/UE
sulla sperimentazione animale, stabilisce il divieto di sperimentare su primati
non umani in assenza di comprovata necessità, e sempre in subordine a deroghe
concesse dal Ministero della Salute).
Va ricordato che, per consentire la
sperimentazione sui primati, deve essere dimostrata, come richiesto dalle
normative europee, l’insostituibilità degli esperimenti. Non ci devono essere,
insomma, metodi alternativi e sostitutivi (Replacement) rispetto all’uso di
questi animali, che possa giustificare l’uso dei primati non umani per
esperimenti giudicati “gravi” dalla Direttiva 63/2010/EU (recentemente recepita
dall’Italia, ma già il Decreto Legislativo 116 del 1992 prevedeva le stesse
limitazioni nell’ eseguire sperimentazioni su cani, gatti, primati, specie in
via di estinzione).
Insomma, siamo di fronte ad una
vicenda tutta da chiarire, che ci auguriamo si concluda con un lieto fine per i
macachi di Cesano, la cui sistemazione migliore appare essere quella di un’oasi
o un centro di recupero dove possano vivere una vita il più possibile degna di
essere vissuta.
Nessun commento:
Posta un commento