L’argomento che mi è stato assegnato, e cioè le violenze da parte di minori sugli animali, si presta, come molti che riguardano il rapporto tra l’uomo e gli (altri) animali, ad essere oggetto di una valutazione preconcetta, del tipo: “ma adesso, con tutti i problemi che abbiamo, dobbiamo parlare pure di questo?”. Va bene occuparsi, in un convegno, di temi come la violenza sui minori, ci mancherebbe altro. Tutto sommato, va bene anche parlare di violenza sugli animali. Ma parlare anche di violenza dei minori sugli animali, no, questo davvero pare essere troppo.
L’intervento della dottoressa Caterina Di Michele, che mi ha preceduto, è già valso a smontare questa obiezione preconcetta. Ed invero, da molti anni la ricerca psicologica ha dimostrato che la violenza perpetrata dai bambini e dagli adolescenti nei confronti degli animali è spesso associata a comportamenti aggressivi anche nei confronti delle persone. Dunque l’atteggiamento crudele di un minore verso gli animali può essere un indicatore potenziale di una situazione patogena, sulla quale si deve intervenire immediatamente in modo terapeutico, al fine di prevenire comportamenti antisociali di questi soggetti da adulti.
La ricerca psicologica in questo campo è stata effettuata soprattutto nell'area anglosassone, ed in particolare negli Stati Uniti. E non è un caso che nei paesi anglosassoni la legislazione a tutela degli animali sia più evoluta. In America da molti anni si insegna nelle università l’animal law, il diritto degli animali.
Già nel 1996 il senatore americano William Cohen, a fronte del problema delle violenze dei minori sugli animali, aveva rivolto un'interpellanza al Congresso, chiedendo pene più severe e un adeguato supporto psicoterapeutico per quei ragazzi autori di atti di crudeltà verso gli animali. Il senatore Cohen, in quell'occasione, aveva precisato che la violenza verso gli animali non doveva essere considerata come un fenomeno isolato, ma come un anello integrante di un intero ciclo di violenza ed aveva sottolineato l'importanza di interventi coordinati da parte di operatori di settori diversi (magistrati, educatori, associazioni per la tutela degli animali ed associazioni per la tutela dei bambini) per prevenire forme più gravi di violenza.
Attualmente negli Stati Uniti sono previsti progetti di rieducazione per bambini e adolescenti che hanno compiuto atti violenti nei riguardi degli animali. Questi ragazzi, che molto spesso hanno alle spalle storie di violenze subite, vengono educati alla cura degli animali, principalmente animali da fattoria maltrattati o abbandonati.
Anche in Italia è presente il problema delle violenze dei minori sugli animali. Cito solo alcuni casi riportati dalla cronaca degli ultimi anni: ad Anzio (Roma) un cane yorkshire venne gettato da una finestra del secondo piano da tre ragazzi. A Cellatica (Brescia) un asino venne cosparso di benzina e bruciato vivo da quattro ragazzi, di cui uno minorenne. A Guidonia (Roma) tre ragazzi di 15-16 presero a calci un gattino di 4 mesi per giocarci a pallone, fino ad ammazzarlo.
In un'indagine svolta dal Telefono Rosa alcuni anni fa, alcuni degli intervistati hanno riferito di aver assistito a violenze da parte di familiari sugli animali domestici, e, come noto, alcuni bambini tendono ad imitare i comportamenti violenti dei familiari e a loro volta maltrattano individui più deboli di loro, come i fratelli più piccoli o gli animali. La percentuale dei bambini crudeli verso gli animali, infatti, è molto più elevata tra quanti sono stati oggetto di abusi e violenze rispetto a quelli che non hanno avuto questo tipo di esperienze. Ci sono, ovviamente, anche casi di alcuni bambini che, pur vivendo in contesti violenti, riescono a sfuggire a questo modello perverso di rapporti e, se hanno un animale in casa, gli vogliono bene e gli manifestano il proprio affetto.
Alcuni anni fa è stata svolta una ricerca sui comportamenti dei bambini e degli adolescenti nei riguardi degli animali dall’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (ISTC) del CNR, con la collaborazione dell’Ufficio Diritti Animali del Comune di Roma, ed i risultati della ricerca sono stati presentati nella Sala delle Conferenze di Piazza Montecitorio, in un convegno intitolato “Bambini e animali: empatia e crudeltà”, che è proprio l’argomento di cui ci stiamo occupando.
Lo studio, effettuato mediante indagini a campione, ha confermato la stretta correlazione tra gli atti di crudeltà verso gli animali e la presenza di problemi psicologici di vario tipo, legati in particolare a realtà familiari violente o degradate. Ma non sempre è così. Vi è una crudeltà, cosiddetta “normale”, da parte dei bambini nei confronti degli animali, che può essere legata a tradizioni culturali familiari. Ad esempio, negli ambienti contadini è diffusa, tra i bambini, la caccia alle lucertole.
Anche l'Istituto di Psicologia del CNR di Roma ha effettuato una particolare ricerca su queste tematiche, che ha confermato come i comportamenti violenti di minori sugli animali siano indicativi di disturbi psicologici e possano preludere a comportamenti antisociali negli adulti. Il predetto Istituto del CNR ha focalizzato la sua analisi su un'iniziativa promossa dal Tribunale dei minorenni di Roma, che ha previsto che i ragazzi colpevoli di certi reati non venissero inviati in istituti di correzione, ma si dovessero occupare dei cani abbandonati custoditi nel canile municipale. Un po’ come negli Stati Uniti d’America. In pratica, anziché auto affermarsi in modo deviato attraverso la commissione di reati, il ragazzo viene spronato, in questo modo, ad un affermazione in senso positivo, e ciò ne favorisce la rieducazione.
Dal punto di vista prettamente legale, il nostro codice penale prende in considerazione la responsabilità del minore in due articoli: l'art. 97 c.p., relativo al minore degli anni 14 e l'art. 98 c.p., relativo al minore degli anni 18.
L'art 97 pone una presunzione di non colpevolezza nei confronti di chi non abbia ancora quattordici anni, per cui nei suoi confronti non possono essere adottate misure penali che implichino un addebito di responsabilità.
Ci si può chiedere se questo limite dei quattordici anni per l’imputabilità, fissato nel 1942, sia ancora attuale, in considerazione dell’elevato sviluppo psicologico ed intellettuale dei minori di oggi, ma non è questa la sede per affrontare questa tematica.
L'art 98 del codice penale afferma che chi ha compiuto un reato tra i 14 e i 18 anni può essere condannato penalmente, se si accerta che aveva capacità d'intendere e di volere, ma comunque la pena è minore rispetto a quella che sarebbe inflitta ad una persona adulta.
Occorre dire che, attualmente, le pene previste per i reati di uccisione o di maltrattamento di animali (544 bis e ter del codice penale) sono di tipo detentivo e sono elevate (ed è in discussione alla camera una proposta di modifica per aumentare ancora l’entità delle pene), per cui i minori che compiono atti di bullismo ai danni di un animale, come ad esempio i ragazzini che avevano utilizzato un gatto come palla per giocare a calcio fino ad ucciderlo, rischiano comunque una pena consistente, se non possono beneficiare di certi meccanismi rieducativi come la messa in prova in attività socialmente utili.
Ed anche i genitori possono essere chiamati, ai sensi dell’art. 2048 del codice civile, a rispondere dei danni provocati dal fatto illecito dei figli, nei confronti del proprietario dell’animale, o del Sindaco, per fare l’esempio dei cani che vengono reimmessi sul territorio comunale, come quelli fotografati nel calendario che viene presentato oggi.
Allora, se è vero quello che diceva Ovidio, e cioè che “la crudeltà” su animali è tirocinio di crudeltà verso gli uomini”, allora è bene che i genitori, come sopra detto, educhino fin da piccoli i figli ad un rapporto corretto con i nostri amici non umani. Ad esempio, evitando di portare i figli a vedere spettacoli circensi che comportano lo sfruttamento di animali.
Ecco, dunque, che si avverte l’importanza di accrescere, a livello educativo, l’empatia dei bambini nei confronti degli animali. Ciò produrre effetti positivi sullo sviluppo dei bambini e degli adolescenti. L’animale può anzi essere un ottimo veicolo educativo e può aiutare a instaurare un corretto rapporto con il “diverso”, e questo credo sia il messaggio più profondo che questa iniziativa, intitolata “Diversamente animali”, si propone di trasmettere.
L’intervento della dottoressa Caterina Di Michele, che mi ha preceduto, è già valso a smontare questa obiezione preconcetta. Ed invero, da molti anni la ricerca psicologica ha dimostrato che la violenza perpetrata dai bambini e dagli adolescenti nei confronti degli animali è spesso associata a comportamenti aggressivi anche nei confronti delle persone. Dunque l’atteggiamento crudele di un minore verso gli animali può essere un indicatore potenziale di una situazione patogena, sulla quale si deve intervenire immediatamente in modo terapeutico, al fine di prevenire comportamenti antisociali di questi soggetti da adulti.
La ricerca psicologica in questo campo è stata effettuata soprattutto nell'area anglosassone, ed in particolare negli Stati Uniti. E non è un caso che nei paesi anglosassoni la legislazione a tutela degli animali sia più evoluta. In America da molti anni si insegna nelle università l’animal law, il diritto degli animali.
Già nel 1996 il senatore americano William Cohen, a fronte del problema delle violenze dei minori sugli animali, aveva rivolto un'interpellanza al Congresso, chiedendo pene più severe e un adeguato supporto psicoterapeutico per quei ragazzi autori di atti di crudeltà verso gli animali. Il senatore Cohen, in quell'occasione, aveva precisato che la violenza verso gli animali non doveva essere considerata come un fenomeno isolato, ma come un anello integrante di un intero ciclo di violenza ed aveva sottolineato l'importanza di interventi coordinati da parte di operatori di settori diversi (magistrati, educatori, associazioni per la tutela degli animali ed associazioni per la tutela dei bambini) per prevenire forme più gravi di violenza.
Attualmente negli Stati Uniti sono previsti progetti di rieducazione per bambini e adolescenti che hanno compiuto atti violenti nei riguardi degli animali. Questi ragazzi, che molto spesso hanno alle spalle storie di violenze subite, vengono educati alla cura degli animali, principalmente animali da fattoria maltrattati o abbandonati.
Anche in Italia è presente il problema delle violenze dei minori sugli animali. Cito solo alcuni casi riportati dalla cronaca degli ultimi anni: ad Anzio (Roma) un cane yorkshire venne gettato da una finestra del secondo piano da tre ragazzi. A Cellatica (Brescia) un asino venne cosparso di benzina e bruciato vivo da quattro ragazzi, di cui uno minorenne. A Guidonia (Roma) tre ragazzi di 15-16 presero a calci un gattino di 4 mesi per giocarci a pallone, fino ad ammazzarlo.
In un'indagine svolta dal Telefono Rosa alcuni anni fa, alcuni degli intervistati hanno riferito di aver assistito a violenze da parte di familiari sugli animali domestici, e, come noto, alcuni bambini tendono ad imitare i comportamenti violenti dei familiari e a loro volta maltrattano individui più deboli di loro, come i fratelli più piccoli o gli animali. La percentuale dei bambini crudeli verso gli animali, infatti, è molto più elevata tra quanti sono stati oggetto di abusi e violenze rispetto a quelli che non hanno avuto questo tipo di esperienze. Ci sono, ovviamente, anche casi di alcuni bambini che, pur vivendo in contesti violenti, riescono a sfuggire a questo modello perverso di rapporti e, se hanno un animale in casa, gli vogliono bene e gli manifestano il proprio affetto.
Alcuni anni fa è stata svolta una ricerca sui comportamenti dei bambini e degli adolescenti nei riguardi degli animali dall’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (ISTC) del CNR, con la collaborazione dell’Ufficio Diritti Animali del Comune di Roma, ed i risultati della ricerca sono stati presentati nella Sala delle Conferenze di Piazza Montecitorio, in un convegno intitolato “Bambini e animali: empatia e crudeltà”, che è proprio l’argomento di cui ci stiamo occupando.
Lo studio, effettuato mediante indagini a campione, ha confermato la stretta correlazione tra gli atti di crudeltà verso gli animali e la presenza di problemi psicologici di vario tipo, legati in particolare a realtà familiari violente o degradate. Ma non sempre è così. Vi è una crudeltà, cosiddetta “normale”, da parte dei bambini nei confronti degli animali, che può essere legata a tradizioni culturali familiari. Ad esempio, negli ambienti contadini è diffusa, tra i bambini, la caccia alle lucertole.
Anche l'Istituto di Psicologia del CNR di Roma ha effettuato una particolare ricerca su queste tematiche, che ha confermato come i comportamenti violenti di minori sugli animali siano indicativi di disturbi psicologici e possano preludere a comportamenti antisociali negli adulti. Il predetto Istituto del CNR ha focalizzato la sua analisi su un'iniziativa promossa dal Tribunale dei minorenni di Roma, che ha previsto che i ragazzi colpevoli di certi reati non venissero inviati in istituti di correzione, ma si dovessero occupare dei cani abbandonati custoditi nel canile municipale. Un po’ come negli Stati Uniti d’America. In pratica, anziché auto affermarsi in modo deviato attraverso la commissione di reati, il ragazzo viene spronato, in questo modo, ad un affermazione in senso positivo, e ciò ne favorisce la rieducazione.
Dal punto di vista prettamente legale, il nostro codice penale prende in considerazione la responsabilità del minore in due articoli: l'art. 97 c.p., relativo al minore degli anni 14 e l'art. 98 c.p., relativo al minore degli anni 18.
L'art 97 pone una presunzione di non colpevolezza nei confronti di chi non abbia ancora quattordici anni, per cui nei suoi confronti non possono essere adottate misure penali che implichino un addebito di responsabilità.
Ci si può chiedere se questo limite dei quattordici anni per l’imputabilità, fissato nel 1942, sia ancora attuale, in considerazione dell’elevato sviluppo psicologico ed intellettuale dei minori di oggi, ma non è questa la sede per affrontare questa tematica.
L'art 98 del codice penale afferma che chi ha compiuto un reato tra i 14 e i 18 anni può essere condannato penalmente, se si accerta che aveva capacità d'intendere e di volere, ma comunque la pena è minore rispetto a quella che sarebbe inflitta ad una persona adulta.
Occorre dire che, attualmente, le pene previste per i reati di uccisione o di maltrattamento di animali (544 bis e ter del codice penale) sono di tipo detentivo e sono elevate (ed è in discussione alla camera una proposta di modifica per aumentare ancora l’entità delle pene), per cui i minori che compiono atti di bullismo ai danni di un animale, come ad esempio i ragazzini che avevano utilizzato un gatto come palla per giocare a calcio fino ad ucciderlo, rischiano comunque una pena consistente, se non possono beneficiare di certi meccanismi rieducativi come la messa in prova in attività socialmente utili.
Ed anche i genitori possono essere chiamati, ai sensi dell’art. 2048 del codice civile, a rispondere dei danni provocati dal fatto illecito dei figli, nei confronti del proprietario dell’animale, o del Sindaco, per fare l’esempio dei cani che vengono reimmessi sul territorio comunale, come quelli fotografati nel calendario che viene presentato oggi.
Allora, se è vero quello che diceva Ovidio, e cioè che “la crudeltà” su animali è tirocinio di crudeltà verso gli uomini”, allora è bene che i genitori, come sopra detto, educhino fin da piccoli i figli ad un rapporto corretto con i nostri amici non umani. Ad esempio, evitando di portare i figli a vedere spettacoli circensi che comportano lo sfruttamento di animali.
Ecco, dunque, che si avverte l’importanza di accrescere, a livello educativo, l’empatia dei bambini nei confronti degli animali. Ciò produrre effetti positivi sullo sviluppo dei bambini e degli adolescenti. L’animale può anzi essere un ottimo veicolo educativo e può aiutare a instaurare un corretto rapporto con il “diverso”, e questo credo sia il messaggio più profondo che questa iniziativa, intitolata “Diversamente animali”, si propone di trasmettere.
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