Limitando l’analisi agli ultimi provvedimenti della giustizia amministrativa, non possiamo che partire proprio dalla sentenza del Consiglio di Stato su M49 (sentenza n. 571/2021), che ho seguito personalmente insieme all’avvocato Paolo Letrari di Rovereto per conto della LNDC Animal Protection.
Il motivo
principale del nostro ricorso era che la PAT aveva agito per le “vie brevi”,
cioè quelle dell’ordinanza contingibile e urgente, senza optare per la
procedura ordinaria (di cui al combinato disposto dell’art. 19, l. n. 157
del 1992 e dell’art. 11, d.P.R. n. 357 del 1997) e senza che vi fosse un
pericolo attuale ed imminente per la pubblica incolumità, che era il solo
presupposto che poteva legittimare questa procedura d’urgenza.
Qui è bene
essere molto chiari sul punto, perché è fondamentale per capire i termini della
questione giuridica.
Nel nostro ordinamento,
anche prima dell’adozione della “direttiva habitat” 92/43/CEE e del suo
regolamento di attuazione (il d.P.R. n. 357 del 1997), era stata introdotta la
disciplina di tutela delle specie protette e del prelievo venatorio con la l. 11
febbraio 1992, n. 157 (Norme per la protezione della fauna selvatica
omeoterma e per il prelievo venatorio), che all’art. 1 annovera la fauna
selvatica nel patrimonio indisponibile dello Stato e, all’art. 2, per alcune
specie, tra le quali l’orso e il lupo, prevede un particolare regime di
protezione.
Alla disciplina statale di tutela delle specie protette contenuta nella l. n. 157 del 1992 si è poi sovrapposto il regolamento attuativo della “direttiva habitat”, di cui al d.P.R. n. 357 del 1997; tale normativa prevede una protezione rigorosa per l’orso e il lupo e attribuisce il potere di autorizzare la deroga al divieto di cattura o uccisione delle specie protette al solo Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentiti per quanto di competenza il Ministro per le politiche agricole e l’Ispra “a condizione che non esista un’altra soluzione valida e che la deroga non pregiudichi il mantenimento, in uno stato di conservazione soddisfacente, delle popolazioni della specie interessata nella sua area di distribuzione naturale […]” (art. 11, comma 1).