Anche
quest’anno in Abruzzo decine e decine di migliaia di animali sono stati abbattuti
per divertimento e centinaia sono stati i capi di specie protette abbattuti dai
bracconieri.
Per la
stagione di caccia 2011/2012 il movimento ambientalista e animalista è tuttavia
riuscito a limitare parzialmente i danni. Innanzitutto è stata impedita, grazie
alla pressione delle associazioni ed allo straordinario lavoro di alcuni
consiglieri regionali di opposizione, l’approvazione del calendario venatorio
con legge regionale. Questo tentativo da parte della maggioranza era dettato
dalla volontà di far passare attraverso un intervento legislativo – non
impugnabile davanti al Tribunale Amministrativo Regionale – anche previsioni
contrarie alle leggi nazionali e comunitarie.
Persa la
battaglia sulla legge, la maggioranza in consiglio regionale ha così dovuto
ripiegare su un calendario venatorio approvato con delibera di giunta che,
grazie al ricorso davanti al TAR Abruzzo promosso dalle Associazioni Animalisti
Italiani Onlus, LAC e WWF, è stato profondamente modificato, con l’eliminazione
di previsioni che non rispettavano il parere
dell’ISPRA, massimo organo nazionale legittimato a formulare pareri obbligatori
su tutti gli atti di pianificazione faunistica-venatoria.
L’accoglimento
del ricorso contro il calendario venatorio regionale ha infatti consentito di
diminuire i giorni di caccia per decine di specie. A fine novembre 2011,
infatti, la Giunta Regionale ha dovuto varare una quarta versione del
calendario venatorio 2011/2012, dopo aver cercato di eludere l’ordinanza del
TAR Abruzzo. Contro questi tentativi dilatori sono state prodotte due diffide
ed un nuovo ricorso al TAR di L'Aquila “per ottemperanza” nel quale si è
chiesto alla magistratura amministrativa di commissariare la Regione per far
rispettare la sospensiva. A quel punto, pochi giorni prima della nuova udienza,
la Regione ha dovuto cedere su molti dei punti della sospensiva ed in
particolare sul cuore del calendario venatorio: periodi, orari e forme di
caccia.
Con il
calendario riformato per la beccaccia la caccia si è chiusa il 31 dicembre e
non il 19 gennaio come aveva previsto inizialmente la Regione (20 giorni in
meno di pressione venatoria su questa specie). Per le specie acquatiche
(germano reale, folaga, gallinella d’acqua, alzavola, porciglione, fischione,
codone, mestolone, marzaiola, moriglione, beccaccino, pavoncella, canapiglia e
frullino) la caccia si è chiusa il 19 gennaio e non più il 30 gennaio. Per le
tre specie di turdidi (cesena, tordo bottaccio e tordo sassello) la caccia si è
chiusa il 9 gennaio mentre prima si chiudeva il 19 gennaio. Per il fagiano la
chiusura prevista per il 30 dicembre è stata anticipata al 30 novembre. Altra
novità di non poco conto è stata la chiusura al 19 gennaio della caccia in
forma vagante con l’ausilio del cane. Una sconfitta per l’assessore regionale
Febbo che si aggiunge alle due sconfitte rimediate davanti al TAR nella
stagione 2009/10 ed all’impugnativa da parte del Governo Berlusconi della legge
regionale con cui era stato approvato il calendario venatorio 2010/11.
Purtroppo la Provincia di Chieti, con una recente
delibera di giunta ha deciso di estendere la caccia alla specie colombaccio
fino al 09 febbraio. Per la prima volta dopo alcuni decenni, dunque, si torna a
sparare nelle nostre campagne anche nel mese di febbraio.
Ovviamente non è questo che vogliono i cittadini
della Provincia di Chieti. Molti di loro sono esasperati dai continui spari nei
pressi delle proprie abitazioni e dall’arroganza di chi invade i propri
terreni. Il 79% dei cittadini chiede di vietare o ridurre fortemente la caccia
(sondaggio Ipsos 2010) ed invece i nostri amministratori fanno il contrario.
Ha dichiarato Ines Palena del WWF Zona Frentana e
Costa Teatina: “La Provincia di Chieti è ostaggio dei cacciatori che da diversi
anni condizionano le scelte dell’amministrazione pubblica. La politica locale è
sempre disponibile ad esaudire le richieste dei cacciatori, ignorando le
diverse problematiche che attanagliano la gestione faunistico-venatoria della
nostra provincia come il Piano Faunistico-Venatorio scaduto e le carenze della
Polizia Provinciale di Chieti sulla vigilanza venatoria”.
Occorre dunque non abbassare la guardia, sia a livello
locale che nazionale. In sede di approvazione della Legge Comunitaria 2011, difatti, il deputato leghista Pini ha riproposto di
votare la caccia selvaggia (apertura in piena estate per tortore e quaglie,
allungamento della stagione venatoria oltre il 31 gennaio, depenalizzazione di
gravi reati di bracconaggio ecc), con il conseguente massacro di migliaia di
animali protetti e la certezza di nuove condanne comunitarie. Immediatamente le associazioni CABS, Enpa, Lac, LAV,
Legambiente, Lipu-BirdLife Italia e WWF Italia hanno chiesto la declaratoria di
inammissibilità degli emendamenti proposti dal deputato Pini, che vertevano
su parti della legge italiana non oggetto di procedure di infrazione e che anzi
avrebbero riportato paradossalmente l’Italia in clamorosa e plurima infrazione,
con la conseguenza di una condanna ai sensi dell’articolo 260 del Trattato
dell’Unione europea.
Il pericolo è stato sventato, ma molto rimane
ancora da fare per arrivare alla messa al bando definitiva di questa pratica a
cui è contraria la maggioranza dei cittadini.
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