Desidero ringraziare il professor Pasqualone, che mi ha voluto offrire la possibilità di fare questo incontro qui, all'Università della Libera Età.
L'argomento che è stato assegnato a me e a Moreno Bernini, quali componenti del Centro di Educazione Ambientale "Buendia", è molto ampio, ed è legato alle tematiche della tutela dell'ambiente.
Tanti sono quindi gli argomenti di cui si potrebbe parlare. Io in particolare mi sono sempre interessato più specificamente della tutela degli animali, ma anche se ci si volesse occupare solo di questa tematica, tante sarebbero le cose interessanti da prendere in esame.
Prediamo, ad esempio, le ultime riforme in tema di maltrattamento di animali. Sapete tutti, perché ne ha parlato molto la stampa la scorsa estate, che è entrata in vigore in Italia una legge, la n. 189/04, che, recependo le istanze di molte associazioni animaliste, ha riformato la normativa in tema di maltrattamento di animali, prevedendo delle pene molto più severe di quelle previste in precedenza.
Fino a poco prima dell'entrata in vigore di tale legge, si poteva prendere un cane per strada e ridurlo in pezzetti, e la cosa più grave che ti poteva capitare era una multa. Ora sono previste pene detentive per i casi di maltrattamento, e per tante altre condotte illecite, dallo sfruttamento dei cani per i combattimenti, all'abbandono dei cani, fenomeno purtroppo ancora tristemente diffuso, soprattutto nel periodo estivo, prima di partire per le vacanze.
Ovviamente le pene detentive previste sono molto basse, per cui la tutela è ancora insufficiente, ma già un enorme passo in avanti è stato fatto.
Un'altra cosa interessante di cui avrei potuto paralre sarebbe stata la presentazione di un testo di legge, che avverrà nei prossimi giorni ad opera del Consigliere Regionale dei Verdi Walter Caporale, con il quale ci si propone di apportare delle importanti modifiche alla legge regionale n. 86/99 in materia di randagismo e di protezione degli animali. La nuova legge regionale da approvare prevede, oltre alla regolamentazione più attenta dei canili, il divieto di utilizzare animali negli spettacoli circensi, nelle sagre e nelle faste di paese, di utilizzare gli animali come premi di lotterie o altri giochi. Questa legge prevede anche che siano riservati dei percorsi nei parchi per i cani, che si istituiscano delle pensioni per cani, che sia possibile l'accesso dei cani anche negli esercizi pubblici e sui mezzi pubblici, con le opportune cautele, e tutto questo a testimonianza della sempre maggiore attenzione e sensibilità dell'uomo per il mondo degli animali.
Ma c'è una cosa più importante di cui vi debbo parlare, che prevale per il momento su tutte le altre, perché è una emergenza, e ci riguarda da vicino, da molto vicino, anche se potrebbe non sembrare, e mi riferisco al massacro delle foche che si sta operando in alcuni Paesi, soprattutto in Canada.
E' dal 29 marzo, infatti, che si è riaperta la caccia alle foche in Canada, e noi italiani siamo tra i principali responsabili di questo massacro, visto che le pelli delle foche vengono esportate principalmente nei paesi occidentali e, tra questi, soprattutto in Italia.
Dico che è una emergenza perché, in questo caso, non si tratta di essere contrari o meno alla caccia in generale. Il problema di fondo non è caccia sì, o caccia no, perché quello che succede in Canada è qualcosa che è in ogni caso in accettabile, pure per quelli che in Italia si dichiarano favorevoli alla caccia.
E questo per lo meno per tre motivi.
Innanzi tutto, ad essere uccisi sono i cuccioli di foca, che hanno il pelo bianco e morbido che viene richiesto dalle industrie della moda. Infatti c'è da sapere che la foca, intorno al dodicesimo giorno di vita, già comincia a mutare il colore del pelo, che da bianco diventa argentato, fino a diventare grigio nel periodo di maturità sessuale della foca (che è intorno ai quattro anni). Da uno studio fatto nel 2003 è risultato che il 97% delle foche uccise in Canada erano dei cuccioli tra i 12 giorni e le 12 settimane di vita. E pensate che la vita media di una foca è di trenta anni.
In secondo luogo, i metodi di caccia sono di una crudeltà e di una barbarie indicibili, perché i cuccioli di foca vengono uccisi a martellate sulla testa. Successivamente queste foche vengono scuoiate, ma attenzione, perché nella maggior parte dei casi le bastonate non provocano la morte immediata delle foche. La legge prevede che i cacciatori dovrebbero procedere ad effettuare il test dei riflessi condizionati, ma nessun cacciatore ci perde tempo, e quasi tutte le foche vengono scuoiate vive.
In terzo luogo, tutta questa barbarie non serve a soddisfare esigenze di vita primarie, come l'alimentazione. Gli animali uccisi non sono destinati al consumo alimentare delle popolazioni indigene. Dalle foche vengono prelevati il manto ed il grasso che serve a proteggerle dal freddo, e questi prodotti vengono inviati nei Paesi occidentali. Il manto serve all'industria dell'abbigliamento, ed il grasso viene utilizzato per la pulizia delle scarpe, o come ingrediente per gli integratori proteici.
Non si può accettare tutto questo, eppure, anche se non ce ne accorgiamo, siamo noi a consentire che questo scempio si ripeta ogni anno. Non è il Canada ad avere interesse alla caccia alle foche. Pensate che in media un cacciatore di foca in Canada guadagna solo 800 euro all'anno. I profitti provenienti dalla caccia alle foche in Canada rappresentano circa lo 0,0009% del prodotto interno lordo. Sono i Paesi occidentali europei che vogliono tutto questo, ed il massacro va fermato, non solo in Canada, ma anche negli altri paesi dove si cacciano le foche con i medesimi metodi, e cioè in Norvegia, in Groenlandia, in Russia. Dal 2004 il Palmento norvegese ha addirittura reso legale la caccia alle foche da parte dei turisti. In tutto, parliamo di milioni di foche.
Allora, due sono le cose che tutti noi possiamo impegnarci a fare, fin da subito.
Per prima cosa, stare attenti, quando entriamo in un negozio di abbigliamento, a non acquistare capi con pelli di foca, e neppure accessori con inserti o ritagli di pelliccia animale.
In secondo luogo, si può aderire alla petizione della L.A.V., finalizzata a rimuovere il problema alla radice, promovendo l'approvazione di una legge che vieti il commercio di pelli di foca in tutto il territorio nazionale.
Non è una legge utopistica. Gli Stati Uniti già hanno questa normativa, ed anche in Europa il Belgio ha deciso di proibire il commercio di pelli di foca sul proprio territorio. In Italia la L.A.V., con lo stesso sistema, è riuscita ad ottenere una legge che ha vietato il commercio di pelli di cane e di gatto, che prima era possibile.
Con l'auspicio che questo mio breve intervento possa convincervi a firmare la petizione, e a sostenere questa importante battaglia contro la caccia ad uno dei mammiferi marini più bello, dolce, ed indifeso, concludo questo mio intervento, ringraziandovi per la vostra attenzione.
L'argomento che è stato assegnato a me e a Moreno Bernini, quali componenti del Centro di Educazione Ambientale "Buendia", è molto ampio, ed è legato alle tematiche della tutela dell'ambiente.
Tanti sono quindi gli argomenti di cui si potrebbe parlare. Io in particolare mi sono sempre interessato più specificamente della tutela degli animali, ma anche se ci si volesse occupare solo di questa tematica, tante sarebbero le cose interessanti da prendere in esame.
Prediamo, ad esempio, le ultime riforme in tema di maltrattamento di animali. Sapete tutti, perché ne ha parlato molto la stampa la scorsa estate, che è entrata in vigore in Italia una legge, la n. 189/04, che, recependo le istanze di molte associazioni animaliste, ha riformato la normativa in tema di maltrattamento di animali, prevedendo delle pene molto più severe di quelle previste in precedenza.
Fino a poco prima dell'entrata in vigore di tale legge, si poteva prendere un cane per strada e ridurlo in pezzetti, e la cosa più grave che ti poteva capitare era una multa. Ora sono previste pene detentive per i casi di maltrattamento, e per tante altre condotte illecite, dallo sfruttamento dei cani per i combattimenti, all'abbandono dei cani, fenomeno purtroppo ancora tristemente diffuso, soprattutto nel periodo estivo, prima di partire per le vacanze.
Ovviamente le pene detentive previste sono molto basse, per cui la tutela è ancora insufficiente, ma già un enorme passo in avanti è stato fatto.
Un'altra cosa interessante di cui avrei potuto paralre sarebbe stata la presentazione di un testo di legge, che avverrà nei prossimi giorni ad opera del Consigliere Regionale dei Verdi Walter Caporale, con il quale ci si propone di apportare delle importanti modifiche alla legge regionale n. 86/99 in materia di randagismo e di protezione degli animali. La nuova legge regionale da approvare prevede, oltre alla regolamentazione più attenta dei canili, il divieto di utilizzare animali negli spettacoli circensi, nelle sagre e nelle faste di paese, di utilizzare gli animali come premi di lotterie o altri giochi. Questa legge prevede anche che siano riservati dei percorsi nei parchi per i cani, che si istituiscano delle pensioni per cani, che sia possibile l'accesso dei cani anche negli esercizi pubblici e sui mezzi pubblici, con le opportune cautele, e tutto questo a testimonianza della sempre maggiore attenzione e sensibilità dell'uomo per il mondo degli animali.
Ma c'è una cosa più importante di cui vi debbo parlare, che prevale per il momento su tutte le altre, perché è una emergenza, e ci riguarda da vicino, da molto vicino, anche se potrebbe non sembrare, e mi riferisco al massacro delle foche che si sta operando in alcuni Paesi, soprattutto in Canada.
E' dal 29 marzo, infatti, che si è riaperta la caccia alle foche in Canada, e noi italiani siamo tra i principali responsabili di questo massacro, visto che le pelli delle foche vengono esportate principalmente nei paesi occidentali e, tra questi, soprattutto in Italia.
Dico che è una emergenza perché, in questo caso, non si tratta di essere contrari o meno alla caccia in generale. Il problema di fondo non è caccia sì, o caccia no, perché quello che succede in Canada è qualcosa che è in ogni caso in accettabile, pure per quelli che in Italia si dichiarano favorevoli alla caccia.
E questo per lo meno per tre motivi.
Innanzi tutto, ad essere uccisi sono i cuccioli di foca, che hanno il pelo bianco e morbido che viene richiesto dalle industrie della moda. Infatti c'è da sapere che la foca, intorno al dodicesimo giorno di vita, già comincia a mutare il colore del pelo, che da bianco diventa argentato, fino a diventare grigio nel periodo di maturità sessuale della foca (che è intorno ai quattro anni). Da uno studio fatto nel 2003 è risultato che il 97% delle foche uccise in Canada erano dei cuccioli tra i 12 giorni e le 12 settimane di vita. E pensate che la vita media di una foca è di trenta anni.
In secondo luogo, i metodi di caccia sono di una crudeltà e di una barbarie indicibili, perché i cuccioli di foca vengono uccisi a martellate sulla testa. Successivamente queste foche vengono scuoiate, ma attenzione, perché nella maggior parte dei casi le bastonate non provocano la morte immediata delle foche. La legge prevede che i cacciatori dovrebbero procedere ad effettuare il test dei riflessi condizionati, ma nessun cacciatore ci perde tempo, e quasi tutte le foche vengono scuoiate vive.
In terzo luogo, tutta questa barbarie non serve a soddisfare esigenze di vita primarie, come l'alimentazione. Gli animali uccisi non sono destinati al consumo alimentare delle popolazioni indigene. Dalle foche vengono prelevati il manto ed il grasso che serve a proteggerle dal freddo, e questi prodotti vengono inviati nei Paesi occidentali. Il manto serve all'industria dell'abbigliamento, ed il grasso viene utilizzato per la pulizia delle scarpe, o come ingrediente per gli integratori proteici.
Non si può accettare tutto questo, eppure, anche se non ce ne accorgiamo, siamo noi a consentire che questo scempio si ripeta ogni anno. Non è il Canada ad avere interesse alla caccia alle foche. Pensate che in media un cacciatore di foca in Canada guadagna solo 800 euro all'anno. I profitti provenienti dalla caccia alle foche in Canada rappresentano circa lo 0,0009% del prodotto interno lordo. Sono i Paesi occidentali europei che vogliono tutto questo, ed il massacro va fermato, non solo in Canada, ma anche negli altri paesi dove si cacciano le foche con i medesimi metodi, e cioè in Norvegia, in Groenlandia, in Russia. Dal 2004 il Palmento norvegese ha addirittura reso legale la caccia alle foche da parte dei turisti. In tutto, parliamo di milioni di foche.
Allora, due sono le cose che tutti noi possiamo impegnarci a fare, fin da subito.
Per prima cosa, stare attenti, quando entriamo in un negozio di abbigliamento, a non acquistare capi con pelli di foca, e neppure accessori con inserti o ritagli di pelliccia animale.
In secondo luogo, si può aderire alla petizione della L.A.V., finalizzata a rimuovere il problema alla radice, promovendo l'approvazione di una legge che vieti il commercio di pelli di foca in tutto il territorio nazionale.
Non è una legge utopistica. Gli Stati Uniti già hanno questa normativa, ed anche in Europa il Belgio ha deciso di proibire il commercio di pelli di foca sul proprio territorio. In Italia la L.A.V., con lo stesso sistema, è riuscita ad ottenere una legge che ha vietato il commercio di pelli di cane e di gatto, che prima era possibile.
Con l'auspicio che questo mio breve intervento possa convincervi a firmare la petizione, e a sostenere questa importante battaglia contro la caccia ad uno dei mammiferi marini più bello, dolce, ed indifeso, concludo questo mio intervento, ringraziandovi per la vostra attenzione.
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