Siamo giunti al secondo
congresso nazionale della LNDC, e confermo quanto ho già detto lo scorso anno ,
in occasione del primo appuntamento che ci eravamo dati a Rimini, e cioè che
questo evento, così come organizzato e strutturato, si presta a diventare sempre
più un momento di incontro e condivisione che va anche oltre i confini della
Lega Nazionale per la Difesa del Cane, per riflettere, insieme ad ospiti
importanti, sullo stato dell’arte, in generale, delle politiche italiane a
tutela del gli animali.
Ma di questo parlerò più
approfonditamente più tardi, insieme alla dott.ssa Rosalba Matassa, che ci fa
piacere sia stata ufficialmente confermata di recente alla guida della Task
Force del Ministero della Salute sulla tutela degli animali.
Devo prima, infatti, assolvere
ai miei compiti, e fare una breve relazione sulle attività che abbiamo svolto
come Ufficio Legale Nazionale della LNDC. Anche quest’ultimo è stato oggetto di
una riorganizzazione, che ha riguardato l’intera struttura associativa, ed io
ho assunto il coordinamento nazionale per ciò che attiene al settore penale.
Tanti sono i casi che
stiamo seguendo in tutta Italia, con apposite denunce, relative in genere a
episodi di maltrattamento, tra i quali, a titolo esemplificativo, i seguenti: a
Balsorano (AQ), il caso di tre cagnolini uccisi a bastonate; sempre a L’Aquila,
il caso di un allevamento di cani di razze generalmente usate per
combattimenti, che presenta molte criticità tanto che è stato oggetto di
Servizi di Striscia la Notizia; a Perugia, il caso di numerosi gatti uccisi in
un garage, definito dalla stampa “il laboratorio degli orrori”; a S. Maria
Capua Vetere, così come era accaduto a Nuoro, il caso di un cane legato dietro
un’auto e trascinato fino alla morte; a Vergato, il caso dell’allevamento dove
venivano uccisi e seppelliti i cani in fosse comuni, caso anch’esso seguito da
Striscia la Notizia.
Lo scorso anno vi avevo
annunciato che uno dei processi più importanti che stavamo seguendo, e che
stava appena per iniziare, era quello a carico dei vertici dell’allevamento
Green Hill. Sapete tutti com’è andata a finire in primo grado: il legale
rappresentante, il direttore dello stabilimento ed il veterinario responsabile sono
stati condannati ad importanti pene detentive ed al risarcimento dei danni, mentre
i beagle che erano già stati sequestrati sono stati definitivamente confiscati.
Peraltro il Pubblico
Ministero Ambrogio Cassiani, uno dei più sensibili a queste tematiche che io
abbia mai conosciuto, sta proseguendo la sua attività di indagine, perché
l’istruttoria dibattimentale di questo processo ha evidenziato una grave
anomalia: per anni l’allevamento Green Hill ha ottenuto certificazioni
assolutamente positive all’esito delle ispezioni dei veterinari della ASL
deputati ai controlli, per cui i casi sono due: o la struttura era
effettivamente in regola, e dunque la sentenza di primo grado potrà essere
oggetto di ribaltamento in appello, oppure i controlli sono stati, a dir poco,
gravemente superficiali, e si profilerebbero responsabilità anche a carico di
quei veterinari che avevano attestato che era tutto in regola.
Questo contrasto tra
quanto certificato dei veterinari della ASL e quanto invece accertato dai
veterinari privati con specifiche competenze in benessere animale, che poi
intervengono come consulenti tecnici di parte nei processi penali, è un
fenomeno che va opportunamente approfondito. Ho seguito dei processi contro titolari di strutture circensi
che risultavano in regola con le certificazioni ASL anche in tema di benessere
animale, certificazioni poi completamente sconfessate all’esito dei processi. Parimenti,
ci sono tanti canili sottoposti a sequestro che fino al giorno prima dei
provvedimenti cautelari della magistratura erano in regola con le
certificazioni da parte del servizio veterinario della ASL (siamo attualmente
custodi giudiziari nel canile di Trani, gestendo quotidiane emergenze; stiamo
seguendo inoltre il caso del canile di Catania, di cui vi ha parlato la collega
Tania Cipolla, per il quale stiamo chiedendo indagini più approfondite). Ecco,
questo è un problema di cui ci dobbiamo occupare, perché molto spesso
denunciamo i gestori di queste attività (allevamenti, canili, ecc.) ma
trascuriamo di considerare che una buona quota di responsabilità è di chi
consente che tali strutture operino con certificazioni superficiali se non
proprio false. Dobbiamo denunciare anche queste cose, o promuovere delle interrogazioni
parlamentari, come accaduto, per il caso Green Hill, persino contro la società
che aveva certificato la conformità al Sistema di gestione per la Qualità per i
processi di produzione, allevamento e vendita di canili di razza beagle a scopo
scientifico.
Ovviamente questo non
basta. Non possiamo ritagliarci solo un ruolo di denuncianti per tutte le cose
che non vanno, ma dobbiamo farci noi stessi promotori delle buone prassi da
seguire.
Ecco perché abbiamo
pensato di scrivere il manuale operativo per i volontari della LNDC, manuale che
si occupa sia della parte relativa alla gestione dei canili e delle adozioni,
sia della parte relativa all’attività di vigilanza del territorio di competenza
delle guardie zoofile.
Abbiamo constatato,
infatti, che vi è troppa disomogeneità degli standard tra le varie sezioni, e
spesso delle normative, anche basilari, non sono ben comprese e metabolizzate
dagli stessi iscritti alla LNDC.
Non possiamo non tenere
conto della peculiarità della nostra associazione, che è quella di dare
attenzione, tra i tanti animali che pure vogliamo tutelare, ai cani, per cui
siamo i primi a dover capire bene, ad applicare e a far applicare le norme
sulla prevenzione del randagismo, in buona parte disapplicate a partire dalle
pratiche relative alle sterilizzazioni.
Il nostro sogno è quello
di vedere i canili svuotati a seguito di buone adozioni.
Per fare questo, innanzi
tutto i canili stessi vanno trasformati da strutture problematiche a centri di
valorizzazione del rapporto con il cane, prestando particolare attenzione
all’osservazione e alla valutazione dei cani ospiti nel canile, alla
valutazione degli indicatori di benessere, agli aspetti comportamentali, avendo
come fine ultimo e principale quello di rendere il cane adottabile.
Il principio basilare è che
la permanenza nel canile deve essere per i cani il più breve possibile e che,
comunque, durante il loro ricovero presso la struttura non debba mai mancare
l’interazione con l’essere umano, che si può tradurre in momenti di gioco,
momenti di semplice passeggiata, pulizia dell’animale, ecc. in quanto il
contatto diretto con l’essere umano è estremamente importante per il
raggiungimento dell’obiettivo finale che è quello di dare in adozione
l'animale.
Questa attività offre
anche l’opportunità di rendere più idonea ed appropriata l’assegnazione
dell’animale al nuovo affidatario, prendendo in considerazione i reciproci
temperamenti. L’esperienza maturata dalla LNDC insegna che un corretto
abbinamento uomo/animale si basa non solo sulla valutazione delle
caratteristiche dell’animale, ma anche di quelle del nuovo affidatario, del
nucleo familiare e del luogo di abitazione, nonché delle aspettative che hanno
indotto le persone all’adozione. Solo attivando un sistema di adozioni che
garantisca un buon affidatario all’animale adottato (con i controlli
pre-affido, il periodo di prova ed il sostegno post-affido d parte di volontari
qualificati) si può pensare di ridurre il numero dei rientri ed evitare casi di
sovraffollamento e restituire agli animali una vita più dignitosa in cui è
presente dell’affetto umano.
Ecco perché la LNDC
promuove l’adozione degli animali sul proprio territorio di appartenenza,
proprio al fine di offrire servizi post affido e di monitorare il benessere
dell’animale anche dopo l’adozione. Qualora ciò non sia possibile, occorre
sfruttare le potenzialità della LNDC, che è diffusa in modo capillare su tutto
il territorio nazionale, per cui si devono stabilire delle forme di
collaborazione tra le sezioni, che finora hanno funzionato a compartimenti
stagni.
Ovviamente ci sono delle
leggi, anche europee, e delle Linee Guida ministeriali, da rispettare per il
trasposto degli animali, che deve sempre avvenire nel rispetto delle loro esigenze
etologiche e della sicurezza. In caso di lunghi viaggi devono essere previste
soste per lo sgambamento, i bisogni fisiologici, la somministrazione di acqua
e, eventualmente, alimenti.
Una volta che ci siamo
imposti noi stessi come dei modelli virtuosi da seguire, possiamo avere
maggiore voce in capitolo, e far capire ai comuni che affidare i cani in
gestione non a società che guadagnano dalla loro permanenza in canile, ma ad
enti che si occupano della loro fuoriuscita dal canile attraverso le adozioni,
è un modo per rendere un servizio importante alla collettività. Non è solo
un’attenzione al benessere dell’animale, ma un modo per fare funzionare meglio
le cose in generale. Avere città sicure, libere dal problema del randagismo,
con piccoli canili a portata di mano e con pochi cani da dare in adozione vuol
dire conformarsi ai migliori standard europei e avere più soldi nelle casse
comunali da destinare ad altre attività sociali.
Va dunque proseguita la
nostra attività di collaborazione con le altre associazioni, con i media e con
le istituzioni, per ottenere delle riforme che ci consentano di essere al passo
con i tempi ed in sintonia con la sensibilità dell’opinione pubblica.
Quest’anno abbiamo
collaborato con la trasmissione Cronache Animali e abbiamo girato importanti
servizi su questi argomenti. Abbiamo sostenuto e patrocinato la campagna
promossa da Tessa Gelisio contro la pignorabilità degli animali domestici,
ottenendo precisi impegni da parte del Governo.
Abbiamo partecipato alla
fase di elaborazione delle mozioni, approvate dal Parlamento, per chiedere al
Governo di impegnarsi concretamente nel dare piena attuazione al riconoscimento
degli animali come esseri senzienti, proponendo delle misure concrete quali, ad
esempio: l’istituzione di un Garante per i diritti degli animali; la
valorizzazione del ruolo cruciale del veterinario nel valutare le condizioni di
vita degli animali e nel riconoscere i parametri del loro benessere, anche
prevedendo una formazione specifica per il personale veterinario; la promozione di iniziative per la
riconversione di zoo e acquari in centri di recupero per animali sequestrati;
l'incremento dell'uso di metodi alternativi alla sperimentazione animale nella
ricerca scientifica, anche con la promozione di formazione universitaria su
queste nuove procedure; la promozione di una nuova legislazione in tema di
spettacoli viaggianti che comporti il superamento di circhi che utilizzano
animali, ecc.
In occasione della
discussione delle predette mozioni, è stato segnalato come l’Expo 2015 può
essere l’occasione, oltre che per evidenziare che non è accettabile che al
mondo ci siano milioni di persone senza accesso ad acqua e cibo, anche per
superare la concezione dell'animale come mezzo per l’esclusivo soddisfacimento
di interessi e bisogni umani (si pensi agli allevamenti intensivi e alla
possibilità di impiegare in modo più razionale le risorse esistenti per il
soddisfacimento dei bisogni alimentari di tutti gli abitanti del pianeta).
Lo spunto di riflessione
è importante, perché si tratta di comprendere che il tema del benessere animale
comprende elementi etici, ambientali, sociali ed economici, i quali, valutati
complessivamente, convergono verso la correlazione tra il benessere animale e
quello umano.
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