lunedì 8 giugno 2015

Secondo congresso nazionale LNDC

Siamo giunti al secondo congresso nazionale della LNDC, e confermo quanto ho già detto lo scorso anno , in occasione del primo appuntamento che ci eravamo dati a Rimini, e cioè che questo evento, così come organizzato e strutturato, si presta a diventare sempre più un momento di incontro e condivisione che va anche oltre i confini della Lega Nazionale per la Difesa del Cane, per riflettere, insieme ad ospiti importanti, sullo stato dell’arte, in generale, delle politiche italiane a tutela del gli animali.
Ma di questo parlerò più approfonditamente più tardi, insieme alla dott.ssa Rosalba Matassa, che ci fa piacere sia stata ufficialmente confermata di recente alla guida della Task Force del Ministero della Salute sulla tutela degli animali.
Devo prima, infatti, assolvere ai miei compiti, e fare una breve relazione sulle attività che abbiamo svolto come Ufficio Legale Nazionale della LNDC. Anche quest’ultimo è stato oggetto di una riorganizzazione, che ha riguardato l’intera struttura associativa, ed io ho assunto il coordinamento nazionale per ciò che attiene al settore penale.
Tanti sono i casi che stiamo seguendo in tutta Italia, con apposite denunce, relative in genere a episodi di maltrattamento, tra i quali, a titolo esemplificativo, i seguenti: a Balsorano (AQ), il caso di tre cagnolini uccisi a bastonate; sempre a L’Aquila, il caso di un allevamento di cani di razze generalmente usate per combattimenti, che presenta molte criticità tanto che è stato oggetto di Servizi di Striscia la Notizia; a Perugia, il caso di numerosi gatti uccisi in un garage, definito dalla stampa “il laboratorio degli orrori”; a S. Maria Capua Vetere, così come era accaduto a Nuoro, il caso di un cane legato dietro un’auto e trascinato fino alla morte; a Vergato, il caso dell’allevamento dove venivano uccisi e seppelliti i cani in fosse comuni, caso anch’esso seguito da Striscia la Notizia.
Lo scorso anno vi avevo annunciato che uno dei processi più importanti che stavamo seguendo, e che stava appena per iniziare, era quello a carico dei vertici dell’allevamento Green Hill. Sapete tutti com’è andata a finire in primo grado: il legale rappresentante, il direttore dello stabilimento ed il veterinario responsabile sono stati condannati ad importanti pene detentive ed al risarcimento dei danni, mentre i beagle che erano già stati sequestrati sono stati definitivamente confiscati.
Peraltro il Pubblico Ministero Ambrogio Cassiani, uno dei più sensibili a queste tematiche che io abbia mai conosciuto, sta proseguendo la sua attività di indagine, perché l’istruttoria dibattimentale di questo processo ha evidenziato una grave anomalia: per anni l’allevamento Green Hill ha ottenuto certificazioni assolutamente positive all’esito delle ispezioni dei veterinari della ASL deputati ai controlli, per cui i casi sono due: o la struttura era effettivamente in regola, e dunque la sentenza di primo grado potrà essere oggetto di ribaltamento in appello, oppure i controlli sono stati, a dir poco, gravemente superficiali, e si profilerebbero responsabilità anche a carico di quei veterinari che avevano attestato che era tutto in regola.
Questo contrasto tra quanto certificato dei veterinari della ASL e quanto invece accertato dai veterinari privati con specifiche competenze in benessere animale, che poi intervengono come consulenti tecnici di parte nei processi penali, è un fenomeno che va opportunamente approfondito. Ho seguito dei processi contro titolari di strutture circensi che risultavano in regola con le certificazioni ASL anche in tema di benessere animale, certificazioni poi completamente sconfessate all’esito dei processi. Parimenti, ci sono tanti canili sottoposti a sequestro che fino al giorno prima dei provvedimenti cautelari della magistratura erano in regola con le certificazioni da parte del servizio veterinario della ASL (siamo attualmente custodi giudiziari nel canile di Trani, gestendo quotidiane emergenze; stiamo seguendo inoltre il caso del canile di Catania, di cui vi ha parlato la collega Tania Cipolla, per il quale stiamo chiedendo indagini più approfondite). Ecco, questo è un problema di cui ci dobbiamo occupare, perché molto spesso denunciamo i gestori di queste attività (allevamenti, canili, ecc.) ma trascuriamo di considerare che una buona quota di responsabilità è di chi consente che tali strutture operino con certificazioni superficiali se non proprio false. Dobbiamo denunciare anche queste cose, o promuovere delle interrogazioni parlamentari, come accaduto, per il caso Green Hill, persino contro la società che aveva certificato la conformità al Sistema di gestione per la Qualità per i processi di produzione, allevamento e vendita di canili di razza beagle a scopo scientifico.
Ovviamente questo non basta. Non possiamo ritagliarci solo un ruolo di denuncianti per tutte le cose che non vanno, ma dobbiamo farci noi stessi promotori delle buone prassi da seguire.
Ecco perché abbiamo pensato di scrivere il manuale operativo per i volontari della LNDC, manuale che si occupa sia della parte relativa alla gestione dei canili e delle adozioni, sia della parte relativa all’attività di vigilanza del territorio di competenza delle guardie zoofile.
Abbiamo constatato, infatti, che vi è troppa disomogeneità degli standard tra le varie sezioni, e spesso delle normative, anche basilari, non sono ben comprese e metabolizzate dagli stessi iscritti alla LNDC.
Non possiamo non tenere conto della peculiarità della nostra associazione, che è quella di dare attenzione, tra i tanti animali che pure vogliamo tutelare, ai cani, per cui siamo i primi a dover capire bene, ad applicare e a far applicare le norme sulla prevenzione del randagismo, in buona parte disapplicate a partire dalle pratiche relative alle sterilizzazioni.
Il nostro sogno è quello di vedere i canili svuotati a seguito di buone adozioni.
Per fare questo, innanzi tutto i canili stessi vanno trasformati da strutture problematiche a centri di valorizzazione del rapporto con il cane, prestando particolare attenzione all’osservazione e alla valutazione dei cani ospiti nel canile, alla valutazione degli indicatori di benessere, agli aspetti comportamentali, avendo come fine ultimo e principale quello di rendere il cane adottabile.
Il principio basilare è che la permanenza nel canile deve essere per i cani il più breve possibile e che, comunque, durante il loro ricovero presso la struttura non debba mai mancare l’interazione con l’essere umano, che si può tradurre in momenti di gioco, momenti di semplice passeggiata, pulizia dell’animale, ecc. in quanto il contatto diretto con l’essere umano è estremamente importante per il raggiungimento dell’obiettivo finale che è quello di dare in adozione l'animale.
Questa attività offre anche l’opportunità di rendere più idonea ed appropriata l’assegnazione dell’animale al nuovo affidatario, prendendo in considerazione i reciproci temperamenti. L’esperienza maturata dalla LNDC insegna che un corretto abbinamento uomo/animale si basa non solo sulla valutazione delle caratteristiche dell’animale, ma anche di quelle del nuovo affidatario, del nucleo familiare e del luogo di abitazione, nonché delle aspettative che hanno indotto le persone all’adozione. Solo attivando un sistema di adozioni che garantisca un buon affidatario all’animale adottato (con i controlli pre-affido, il periodo di prova ed il sostegno post-affido d parte di volontari qualificati) si può pensare di ridurre il numero dei rientri ed evitare casi di sovraffollamento e restituire agli animali una vita più dignitosa in cui è presente dell’affetto umano.
Ecco perché la LNDC promuove l’adozione degli animali sul proprio territorio di appartenenza, proprio al fine di offrire servizi post affido e di monitorare il benessere dell’animale anche dopo l’adozione. Qualora ciò non sia possibile, occorre sfruttare le potenzialità della LNDC, che è diffusa in modo capillare su tutto il territorio nazionale, per cui si devono stabilire delle forme di collaborazione tra le sezioni, che finora hanno funzionato a compartimenti stagni.
Ovviamente ci sono delle leggi, anche europee, e delle Linee Guida ministeriali, da rispettare per il trasposto degli animali, che deve sempre avvenire nel rispetto delle loro esigenze etologiche e della sicurezza. In caso di lunghi viaggi devono essere previste soste per lo sgambamento, i bisogni fisiologici, la somministrazione di acqua e, eventualmente, alimenti.
Una volta che ci siamo imposti noi stessi come dei modelli virtuosi da seguire, possiamo avere maggiore voce in capitolo, e far capire ai comuni che affidare i cani in gestione non a società che guadagnano dalla loro permanenza in canile, ma ad enti che si occupano della loro fuoriuscita dal canile attraverso le adozioni, è un modo per rendere un servizio importante alla collettività. Non è solo un’attenzione al benessere dell’animale, ma un modo per fare funzionare meglio le cose in generale. Avere città sicure, libere dal problema del randagismo, con piccoli canili a portata di mano e con pochi cani da dare in adozione vuol dire conformarsi ai migliori standard europei e avere più soldi nelle casse comunali da destinare ad altre attività sociali.
Va dunque proseguita la nostra attività di collaborazione con le altre associazioni, con i media e con le istituzioni, per ottenere delle riforme che ci consentano di essere al passo con i tempi ed in sintonia con la sensibilità dell’opinione pubblica.
Quest’anno abbiamo collaborato con la trasmissione Cronache Animali e abbiamo girato importanti servizi su questi argomenti. Abbiamo sostenuto e patrocinato la campagna promossa da Tessa Gelisio contro la pignorabilità degli animali domestici, ottenendo precisi impegni da parte del Governo.
Abbiamo partecipato alla fase di elaborazione delle mozioni, approvate dal Parlamento, per chiedere al Governo di impegnarsi concretamente nel dare piena attuazione al riconoscimento degli animali come esseri senzienti, proponendo delle misure concrete quali, ad esempio: l’istituzione di un Garante per i diritti degli animali; la valorizzazione del ruolo cruciale del veterinario nel valutare le condizioni di vita degli animali e nel riconoscere i parametri del loro benessere, anche prevedendo una formazione specifica per il personale veterinario;  la promozione di iniziative per la riconversione di zoo e acquari in centri di recupero per animali sequestrati; l'incremento dell'uso di metodi alternativi alla sperimentazione animale nella ricerca scientifica, anche con la promozione di formazione universitaria su queste nuove procedure; la promozione di una nuova legislazione in tema di spettacoli viaggianti che comporti il superamento di circhi che utilizzano animali, ecc.
In occasione della discussione delle predette mozioni, è stato segnalato come l’Expo 2015 può essere l’occasione, oltre che per evidenziare che non è accettabile che al mondo ci siano milioni di persone senza accesso ad acqua e cibo, anche per superare la concezione dell'animale come mezzo per l’esclusivo soddisfacimento di interessi e bisogni umani (si pensi agli allevamenti intensivi e alla possibilità di impiegare in modo più razionale le risorse esistenti per il soddisfacimento dei bisogni alimentari di tutti gli abitanti del pianeta).
Lo spunto di riflessione è importante, perché si tratta di comprendere che il tema del benessere animale comprende elementi etici, ambientali, sociali ed economici, i quali, valutati complessivamente, convergono verso la correlazione tra il benessere animale e quello umano.
      


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