giovedì 8 febbraio 2024

Estratto delle osservazioni alle proposte di legge C. 30 Brambilla, C. 468 Dori, C. depositate in Commissione Giustizia - Camera

La LNDC Animal Protection condivide in ogni sua parte la proposta di legge C30 a prima firma dell’on. Brambilla, in quanto recepisce perfettamente quelle che sono le richieste che le associazioni di protezione animali da anni stanno formulando al fine di avere una reale tutela in sede penale degli animali, a partire dalla modifica della stessa rubrica del Titolo IX bis del Libro II del codice penale, che deve finalmente essere intitolato ai delitti contro gli animali e non ai delitti contro il sentimento umano nei confronti degli stessi, in tal modo avviando un effettivo percorso teso al riconoscimento di una forma di soggettività agli animali che devono essere oggetto di tutela diretta e non mediata da parte del nostro ordinamento.

E’ assolutamente condivisibile l’inasprimento delle pene, estese anche alle condotte colpose e anche ad ulteriori ipotesi sinora non ricomprese dalle previsioni penali, come la semplice partecipazione alle feste popolari che comportano sevizie agli animali o ai combattimenti clandestini. Sono parimenti condivisibili gli adeguamenti apportati per rendere omogenee e razionali le disposizioni normative sull’uccisione ed il maltrattamento con le fattispecie che riguardano animali di proprietà oppure la fauna selvatica protetta, mediante la soppressione del primo comma dell’art. 638 e dell’art. 727 bis del codice penale e l’introduzione dell’art. 452 sexies c.p. E’ attesa con ansia la riforma della disciplina della custodia giudiziaria degli animali con la possibilità di cessione definitiva nelle more del giudizio e la pdl C. 30 va esattamente in questa direzione. E’ opportuna inoltre la prevista istituzione di centri di accoglienza di animali vittime del reato, in quanto accade spesso che la carenza di questa strutture determini di fatto l’impossibilità di eseguire sequestri oppure determina che gli animali vengono trasferiti in posti dove la loro condizione di vita non migliora sensibilmente rispetto a quella precedente. 

La proposta di legge C. 468 a firma dell’onorevole Dori costituisce una valida integrazione della proposta di legge dell’onorevole Brambilla, in quanto tutte le disposizioni che si intendono modificare con questa pdl non solo non confliggono con quelle di cui alla pdl 30 ma vanno nella direzione di contrastare e prevenire efficacemente la violenza soprattutto minorile sugli animali e l’escalation di condotte violente, anche con il passaggio dalla violenza sugli animali a quella sulle persone, e in Italia si riscontrano fenomeni sempre più preoccupanti in questo senso, come testimoniato dalla cronaca anche recente.

giovedì 1 febbraio 2024

UCCISIONE DI AMARENA – CARENZE DEL SISTEMA SANZIONATORIO E NUOVE PROSPETTIVE PER OTTENERE PENE ADEGUATE - pubblicato su Terre dell'Orso n. 17 - dicembre 23

L’uccisione dell’orsa Amarena è stata un crimine gravissimo non solo perché ha tolto la vita ad un animale particolarmente tutelato a livello comunitario, ma anche perché ha colpito al cuore l’intera Regione Abruzzo, che ama questi animali, simbolo della Regione stessa, ed in particolare amava questa mamma orsa. A differenza del clima di ostilità verso gli orsi che si coglie in Trentino da parte delle Amministrazioni e di buona parte della popolazione locale, le comunità abruzzesi fuori e dentro ai parchi hanno sempre dimostrato di voler convivere con gli orsi, seppure non siano mancati in passato atti di bracconaggio e comportamenti poco lungimiranti da parte di alcune amministrazioni in ordine alla tutela degli habitat degli orsi e all’adozione delle cautele da adottare per evitare problemi di confidenza (ricordiamo la lettera del presidente dell’associazione Salviamo l’Orso Stefano Orlandini al Sindaco di Roccaraso per chiedere di gestire diversamente la raccolta della spazzatura che attira questi animali a proposito delle incursioni di Juan Carrito, figlio di Amarena, anche lui poi morto tragicamente lungo la strada statale 17 all'altezza di Castel di Sangro).

Tra gli episodi più gravi del recente passato vi è l’uccisione dell’orso di Pettorano sul Gizio nel 2014, che l’associazione Salviamo l’Orso ha seguito sin dall’inizio e la cui vicenda giudiziaria si è conclusa con la condanna al risarcimento del danno in capo all’autore di questo crimine. Quest’ultimo si era difeso in giudizio sostenendo di aver dovuto sparare per difendersi dall’aggressione dell’orso, colto in flagranza mentre stava predando il suo pollaio. In primo grado il Giudice del Tribunale di Sulmona aveva creduto a questa tesi difensiva, che è stata poi sconfessata in appello grazie al riesame della consulenza balistica, che ha acclarato che non vi era stata alcuna legittima difesa, ma piuttosto una deliberata uccisione dell’orso colpito da dietro mentre si stava allontanando dal pollaio.

In quel caso non vi è stata una condanna penale in quanto il giudizio di appello è stato promosso dalle parti civili e l’appello del Pubblico Ministero per motivi processuali è stato dichiarato inammissibile. Tuttavia, si è trattato di un verdetto storico perché per la prima volta vi è stata una condanna in un processo indiziario per l’uccisione di un animale basata su prove di tipo scientifico e l’associazione Salviamo l’Orso ha poi perseguito l’autore del crimine con un’azione esecutiva civile che continua tuttora a dare i suoi frutti.

Confidiamo che anche nel processo che dovrà aprirsi per la morte di Amarena le indagini scientifiche possano consentire di ricostruire esattamente la dinamica dell’uccisione, anche perché le indagini autoptiche e quelle balistiche sono state affidate agli stessi periti che avevano lavorato sul caso di Pettorano con indubbia competenza.

Ciò che difetta, purtroppo, è un adeguato sistema sanzionatorio. Il reato che probabilmente sarà contestato all’esito delle indagini è quello di cui all’art. 544 bis c.p., che prevede la pena fino a due anni di reclusione per l’uccisione di animali. Sono molti gli strumenti processuali che rendono difficilmente scontabile in concreto una pena così blanda. Peraltro, il codice penale contiene una specifica norma per l’uccisione di un esemplare di specie di fauna selvatica protetta (come l’orso) che prevede una pena massima addirittura inferiore a quella sopra menzionata e cioè la pena fino a sei mesi di arresto. E’ importante che si acceleri l’iter dei disegni di legge che prevedono un generale inasprimento delle pene per l’uccisione degli animali e l’aggravamento delle pene nel caso si tratti di fauna particolarmente protetta. Sul punto vi è anche una proposta formalizzata dall’onorevole Pagano per elevare la pena per l’uccisione di esemplari di orso marsicano fino a due anni di arresto oltre all’ammenda fino a 10.000 euro, presentata proprio a seguito della vicenda dell’orsa Amarena, che andrebbe rivista nell’ambito di un generale inasprimento del sistema sanzionatorio.

L’associazione Salviamo l’Orso, che ha sporto denuncia insieme alle altre maggiori associazioni nazionali di protezione animale per l’uccisione di Amarena, ha recentemente depositato delle memorie con le quali, per ottenere una risposta sanzionatoria adeguata, ha chiesto al PM di Avezzano Maurizio Maria Cerrato di voler ravvisare in questo terribile crimine anche gli estremi del furto venatorio, contestabile nei casi di abbattimento di fauna selvatica commessi da persona non munita di licenza di caccia,  nonché gli estremi del reato di cui all’articolo 452 bis c.p., che punisce con la reclusione da due a sei anni e con la multa da euro 10.000 a euro 100.000 quelle condotte abusive di “compromissione” o “deterioramento” significativi e misurabili di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna.

Ed invero, la scomparsa dell’orsa Amarena, oltre a mettere in pericolo la vita dei suoi giovani cuccioli, privati della loro madre con gravi rischi per la loro stessa sopravvivenza, ha causato la perdita di una delle femmine più prolifiche della storia recente della popolazione di orso marsicano.

Il Rapporto orso marsicano del 2022 riferisce che qualsiasi variazione nel numero di femmine che si riproducono ogni anno può influire drasticamente sull’andamento della popolazione. Nel Rapporto si legge inoltre che “(..) il tasso riproduttivo delle femmine di orso bruno marsicano, ossia il numero medio di piccoli che una madre riesce ad allevare ogni anno, è pari soltanto a 0.18, uno tra i più bassi noti in Europa e non solo”. Se la sopravvivenza media delle femmine o i tassi riproduttivi non aumenteranno nel futuro, è possibile, pertanto, che questa popolazione rimarrà estremamente ridotta e addirittura a rischio di estinzione. E’ evidente, pertanto, il danno ambientale conseguente all’uccisione di Amarena.

L’associazione Salvamo l’Orso, unitamente alle altre associazioni costituitesi come persone offese, si è insomma attivata per sostenere che l’uccisione di Amarena abbia integrato una pluralità di fattispecie penalmente rilevanti, coinvolgendo altrettanti beni giuridici lesi dalla condotta: il sentimento per gli animali, il patrimonio dello Stato e l’ambiente inteso nella sua accezione unitaria. E se è vero che è dovere delle collettività e delle loro amministrazioni non danneggiare il bene ambientale, ma anzi tutelarlo e promuoverne la valorizzazione, con l’uccisione di Amarena emerge con tutta evidenza che deve sussistere un analogo dovere anche in capo ai singoli i quali, in caso di violazione del dovere di tutela dell’ambiente e degli animali che vi fanno parte, devono finalmente essere destinatari di pene severe e proporzionate alla gravità del fatto commesso.