mercoledì 25 maggio 2016


Oggi parliamo del “porto” di Francavilla. 

Come noto, dopo l’avvio dei lavori del primo lotto (finanziati per circa € 2.600.000, di cui sono stati spesi circa due milioni di euro), i lavori sono stati poi fermi per sette anni, sia per la sospensione delle autorizzazioni per le note vicende giudiziarie, sia per l’assenza di fondi.
Nel 2015 l’amministrazione Luciani (che aveva nel suo programma il completamento del porto) ha ottenuto dalla Regione Abruzzo un ulteriore finanziamento per il completamento della struttura di € 2.500.000 ed un nuovo parere favorevole con prescrizioni da parte del comitato VIA. I lavori di completamento delle opere a mare sono stati appaltati e aggiudicati ad una ditta di Trani. 
Di fronte a questa situazione, la proposta più ragionevole da inserire nel nostro programma elettorale non poteva che essere quella di lavorare per il completamento dell’approdo (questa è la denominazione corretta), esigendo il pieno rispetto delle normative ambientali e di quelli sui Siti di Interesse Regionale (sono in corso le analisi dell’ARTA). Anche la gestione economica dell’approdo dovrà essere improntata all’insegna della sostenibilità, e si dovrà lavorare per far vincolare parte degli utili che si ricaveranno per l’affitto dei posti barca per coprire almeno parzialmente i costi necessari per il ripascimento di un tratto di spiaggia a sud del porto, come stabilito dalla commissione VIA. Certamente non sarà facile, ma queste sono le sfide che dovrà affrontare chi amministrerà la città.
Rinunciare ora al completamento del porto significherebbe dover restituire i finanziamenti ricevuti (€ 2.600.000) e in gran parte già spesi, perdere gli ulteriori due milioni e mezzo ottenuti dalla Regione Abruzzo, aggiungere le somme per pagare i danni alla ditta di Trani, oltre ai costi per progettare e realizzare i lavori di rimessa in pristino dell’area del porto. Infatti, mi pare che nessuno dei candidati sindaci ne proponga lo smantellamento.
Tuttavia una proposta alternativa è stata lanciata da uno dei candidati, ed è quella del Parkour Port.
Il parkour, per chi non dovesse saperlo, è una disciplina che consiste nell’effettuare un percorso superando degli ostacoli mediante salti, piroette e volteggi che spesso sono spettacolari e bellissimi da vedere (ma direi abbastanza difficili da praticare).
Lo specchio d’acqua del porto dovrebbe essere destinato, secondo questo progetto, ad attività acrobatiche di questo tipo.
Trovo davvero singolare questa proposta, perché mi pare che riesca a sommare, in un colpo solo, tutti i costi che si vorrebbero evitare, sia quelli ambientali che quelli economici.
Infatti l’impatto ambientale del parkour port, a giudicare dal progetto, è il medesimo del porto con le barche, visto che dai disegni si evince che verrebbero lasciati dove sono i bracci esterni già stati realizzati (sono questi a determinare l’erosione e non i posti barca dentro il porto).
Però, a parità di costi ambientali, bisognerebbe restituire immediatamente i soldi già spesi per le opere realizzate, stante la rinuncia al progetto finanziato, e si perderebbero i due milioni e mezzo di euro ottenuti per completare le opere a mare, oltre il risarcimento dei danni alla ditta di Trani che si è già aggiudicata l’appalto. Altro che costi per i ripascimenti! Basta fare due conti e vedere quanto si ritroverebbero a pagare i cittadini francavillesi per assistere ai tuffi acrobatici durante la stagione estiva. 

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