giovedì 2 febbraio 2012

Il punto sulla stagione venatoria 2011/2012



Anche quest’anno in Abruzzo decine e decine di migliaia di animali sono stati abbattuti per divertimento e centinaia sono stati i capi di specie protette abbattuti dai bracconieri.
Per la stagione di caccia 2011/2012 il movimento ambientalista e animalista è tuttavia riuscito a limitare parzialmente i danni. Innanzitutto è stata impedita, grazie alla pressione delle associazioni ed allo straordinario lavoro di alcuni consiglieri regionali di opposizione, l’approvazione del calendario venatorio con legge regionale. Questo tentativo da parte della maggioranza era dettato dalla volontà di far passare attraverso un intervento legislativo – non impugnabile davanti al Tribunale Amministrativo Regionale – anche previsioni contrarie alle leggi nazionali e comunitarie.
Persa la battaglia sulla legge, la maggioranza in consiglio regionale ha così dovuto ripiegare su un calendario venatorio approvato con delibera di giunta che, grazie al ricorso davanti al TAR Abruzzo promosso dalle Associazioni Animalisti Italiani Onlus, LAC e WWF, è stato profondamente modificato, con l’eliminazione di previsioni che non rispettavano il parere dell’ISPRA, massimo organo nazionale legittimato a formulare pareri obbligatori su tutti gli atti di pianificazione faunistica-venatoria.
L’accoglimento del ricorso contro il calendario venatorio regionale ha infatti consentito di diminuire i giorni di caccia per decine di specie. A fine novembre 2011, infatti, la Giunta Regionale ha dovuto varare una quarta versione del calendario venatorio 2011/2012, dopo aver cercato di eludere l’ordinanza del TAR Abruzzo. Contro questi tentativi dilatori sono state prodotte due diffide ed un nuovo ricorso al TAR di L'Aquila “per ottemperanza” nel quale si è chiesto alla magistratura amministrativa di commissariare la Regione per far rispettare la sospensiva. A quel punto, pochi giorni prima della nuova udienza, la Regione ha dovuto cedere su molti dei punti della sospensiva ed in particolare sul cuore del calendario venatorio: periodi, orari e forme di caccia.
Con il calendario riformato per la beccaccia la caccia si è chiusa il 31 dicembre e non il 19 gennaio come aveva previsto inizialmente la Regione (20 giorni in meno di pressione venatoria su questa specie). Per le specie acquatiche (germano reale, folaga, gallinella d’acqua, alzavola, porciglione, fischione, codone, mestolone, marzaiola, moriglione, beccaccino, pavoncella, canapiglia e frullino) la caccia si è chiusa il 19 gennaio e non più il 30 gennaio. Per le tre specie di turdidi (cesena, tordo bottaccio e tordo sassello) la caccia si è chiusa il 9 gennaio mentre prima si chiudeva il 19 gennaio. Per il fagiano la chiusura prevista per il 30 dicembre è stata anticipata al 30 novembre. Altra novità di non poco conto è stata la chiusura al 19 gennaio della caccia in forma vagante con l’ausilio del cane. Una sconfitta per l’assessore regionale Febbo che si aggiunge alle due sconfitte rimediate davanti al TAR nella stagione 2009/10 ed all’impugnativa da parte del Governo Berlusconi della legge regionale con cui era stato approvato il calendario venatorio 2010/11.
Purtroppo la Provincia di Chieti, con una recente delibera di giunta ha deciso di estendere la caccia alla specie colombaccio fino al 09 febbraio. Per la prima volta dopo alcuni decenni, dunque, si torna a sparare nelle nostre campagne anche nel mese di febbraio.
Ovviamente non è questo che vogliono i cittadini della Provincia di Chieti. Molti di loro sono esasperati dai continui spari nei pressi delle proprie abitazioni e dall’arroganza di chi invade i propri terreni. Il 79% dei cittadini chiede di vietare o ridurre fortemente la caccia (sondaggio Ipsos 2010) ed invece i nostri amministratori fanno il contrario.
Ha dichiarato Ines Palena del WWF Zona Frentana e Costa Teatina: “La Provincia di Chieti è ostaggio dei cacciatori che da diversi anni condizionano le scelte dell’amministrazione pubblica. La politica locale è sempre disponibile ad esaudire le richieste dei cacciatori, ignorando le diverse problematiche che attanagliano la gestione faunistico-venatoria della nostra provincia come il Piano Faunistico-Venatorio scaduto e le carenze della Polizia Provinciale di Chieti sulla vigilanza venatoria”.
Occorre dunque non abbassare la guardia, sia a livello locale che nazionale. In sede di approvazione della Legge Comunitaria 2011, difatti, il deputato leghista Pini ha riproposto di votare la caccia selvaggia (apertura in piena estate per tortore e quaglie, allungamento della stagione venatoria oltre il 31 gennaio, depenalizzazione di gravi reati di bracconaggio ecc), con il conseguente massacro di migliaia di animali protetti e la certezza di nuove condanne comunitarie. Immediatamente le associazioni CABS, Enpa, Lac, LAV, Legambiente, Lipu-BirdLife Italia e WWF Italia hanno chiesto la declaratoria di inammissibilità degli emendamenti proposti dal deputato Pini, che vertevano su parti della legge italiana non oggetto di procedure di infrazione e che anzi avrebbero riportato paradossalmente l’Italia in clamorosa e plurima infrazione, con la conseguenza di una condanna ai sensi dell’articolo 260 del Trattato dell’Unione europea.
Il pericolo è stato sventato, ma molto rimane ancora da fare per arrivare alla messa al bando definitiva di questa pratica a cui è contraria la maggioranza dei cittadini.

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